venerdì 9 settembre 2011

venezia mostra del cinema | 9 settembre

h 9.00, Sala Darsena
Texas Killing Fields regia di Ami Canaan Mann
Decido di rimandare di qualche ora la partenza per vedermi il film (in concorso) della figlia di Michael Mann (qui produttore). Prima di lasciare l'isola di San Servolo dove soggiorno per il terzo anno consecutivo durante il festival del cinema, incontro Olivier, simpatico traduttore francese-tedesco-inglese nel corso CICAE. Il suo lavoro mi affascina e lui me lo racconta volentieri. Mi dice che spesso la parte più difficile di una traduzione sta nel capire cosa è interessante tradurre e cosa no. Spesso in un discorso ci sono momenti "drammaticamente irrilevanti". Dramaticaly irrelevant, dice. Ecco la definizione perfetta per il film che vedrò qualche minuto più tardi. Uno stanco thriller dalla stanca formula serial killer- detective - soluzione. Il tutto girato con regia e personaggi drammaticamente irrilevanti. trailer

conclusioni
Da tre giorni il Lido è semivuoto a conferma che, ogni anno di più, la gente (e sopratutto la stampa internazionale) si sposta al Toronto Film Festival non appena inzia, snobbando la seconda parte del festival del cinema di Venezia. Non a caso i film più di richiamo sono stati programmati nei primi 4, 5 giorni. Io e Jon, mio compagno di camera e di quasi tutte le proiezioni, concordiamo che il livello, in media, non è eccezionale, anzi. E a mancare sono soprattutto buone sceneggiature. I documentari proiettati sono in media scandalosamente amatoriali (e proiettati in dvd). Tecnicamente molti si sono lamentati. In un caso è saltato l'audio per 20 minuti (A Dangerous Method), in un altro ci sono state 4 interruzioni per alto voltaggio (Play), in altri puzza di brucio (senza che nessuno avvisasse di quanto stava succedendo) o sottotitoli fuori sincrono.
Dei film in concorso (almeno, per quelli che ho visto), i miei tre "preferiti" sono, nell'ordine: Faust,
Wuthering Height, Life without principle. In realtà Jon e molti altri con lui hanno odiato Faust, che ha spaccato in due pubblico e critica, così come aveva fatto (trovandomi però tra quelli contro) Shame (che ho come il presentimento che vincerà). La temperatura va salendo, alla fermata del vaporetto 20 i pesci morti vengono a galla in modo drammaticamente irrilevante per i taxi che si arrabattano come possono nella scarsità di persone cui offrire una corsa.

Venezia mostra del cinema | 8 settembre


h 19.30, Sala Darsena
Duo mingjin
(dyut ming gam) Life without a principle regia di Johnnie To
Il cinema (e i ganster) della Hong Kong di Johnnie To ai tempi della crisi economica. Tutto gira intorno al bisogno di soldi. Nessuna sparatoria, tocchi di humour nero, una regia attenta che regala il meglio nella seconda parte. La prima, un po' troppo parlata, serve a delineare i personaggi (e la situazione economica) destinati a intrecciare in qualche modo le loro vite attraverso il filo rosso dei soldi. Trai i migliori in concorso. trailer


h 21.30, Sala Pasinetti
La clé des champs
regia di Claude Nuridsany e Marie Perennou
C'è molto di autobiograficamente fiabesco in questo insolito film sulla storia della vita segreta che ruota attorno (e dentro) uno stag
no. In realtà la trame che coinvolgono gli "umani" (un bambino e una bambina) sono solo un pretesto per poter mostrare la magia degli animali (insetti anfibi pesci vanno per la maggiore) che popolano allo stesso tempo lo stagno e i sogni dei due protagonisti. Insetti che nuotano, libellule che si piegano in coreografie astratte, rane che si arrampicano, in un'unione di poesia e scienza: la parte più efficace è senza dubbio quella dell'osservazione del mondo animale (stupende le immagini realizzate dopo anni di ricerca e con tecnologie all'avanguardia, come già nei precedenti film del duo: Microcosmos e Genesis). Se non fosse per la storia dei due bambini e la voce narrante (da denuncia tanto è poeticamente insopportabile e ridondante), il film sarebbe perfetto.
I due registi, un tempo professori di biologia si dedicano da ormai più di quarant'anni allo studio dei fenomeni viventi.

mercoledì 7 settembre 2011

Venezia mostra del cinema | 7 settembre

h 8.30, Sala Volpi
Cuba in the age of Obama - part I regia Gianni Minà
Documentario giornalistico molto televisivo realizzato con pochi mezzi (e male, quasi in modo amatoriale) dal giornalista Gianni Minà che interroga vari personaggi, durante il suo viaggio in macchina, sulla Cuba di ieri e di oggi. Lungo (130', che potrebbero diventare tranquillamente 60'), troppa musica, mal girato, qualche spunto storico interessante. Da valutare come giornalismo più che come documentario. Domattina ci sarebbe la parte II. Ma può bastare così.

h 11.30, Sala Darsena
Hahithalfut (The exchange) regia Eran Kolirin
A tre anni dal riuscito e delicato La banda il regista israeliano propone una lenta commedia dal fine umorismo sull'alienazione che porta con sé l'abitudinarietà, sulla necessità di un cambiamento, anche surreale. Qualche scenetta divertente sboccia qua e là in una pellicola che "osserva" lentamente un percorso nel complesso poco coinvolgente e troppo lungo. Metà della sala, peraltro surrealisticamente semivuota, non si risparmia i BU finali.


h 19.30, Sala Darsena
Faust regia di Alexander Sokurov
Ultima parte della tetralogia sulla natura del potere da parte del regista russo Sokurov, Faust è un viaggio dantesco sotto la guida dal diavolo, alla scoperta dell'amore e dei mistero della vita (tra le tante cose). Altra ed estrema storia (come i precedenti passi della tetralogia) di un uomo che si vuole prendere responsabilità disumane. Ambientazioni e scenografie incredibilmente incisive, da cinema espressionista, con tanto di lenti deformanti alla Munch che rendono il film un lungo (140 minuti) e allucinato incubo
. Un film d'altri tempi (complici i viraggi desaturati di una fotografia in 4:3): barocco, visionario, molto parlato, raro. Qualcuno abbandona la sala, ma alla fine scrosciano applausi. Da vedere possibilmente dopo Moloch, Taurus, Il sole. Inutile dire che diventa il mio preferito. trailer



martedì 6 settembre 2011

Venezia mostra del cinema | 6 settembre

h 11.00, Sala Darsena

Wuthering heights regia di Andrea ArnoldIl romanzo di Emily Bronte diventa, nelle mani della regista britannica, una storia d'amore e di diversità di classe in cui la natura subentra come protagonista principale. E' un film sensoriale, fatto di terra, pioggia, insetti, rumori. Nessun commento musicale, pochi dialoghi (trascurabili e melodrammatici): i luoghi e i ricordi contano più della trama. Gli attori hanno l'accento della working class contemporanea, Heathcliff è di colore, nessun attore famoso, schermo (finalmente) in 4:3, fotografia curatissima, e la storia d'amore è raccontata senza nemmeno un bacio. Una ventina di minuti in meno non avrebbe tolto nulla al film, rendendolo più asciutto e concentrato: per ora forse il migliore in concorso (peccato che l'ultima parte e soprattutto la canzone finale facciano cadere un po' il livello).
trailer



h 14.30, Sala Perla
premessa: Artavazd Pelešjan è un regista armeno (nonché teorico del cinema) di documentari spesso definiti "poetici", che talvolta sfiorano il film sperimentale.Vremena goda / T'arva yeghanaknere (The seasons) regia di Artavazd Pelešjan, 1975Le stagioni della vita simboleggiate e rappresentate attraverso il lavoro dei pastori e dei coltivatori. vedi quiŽizn'/Kyanq (Life) regia di Artavazd Pelešjan, 1993Toccante e brevissimo (7'): i volti di donna colti nell'atto di partorire diventano metafora del mistero della vita. vedi quiil silenzio di Pelešjan regia di Pietro MarcelloDocumentario sul regista armeno e sul silenzio dei suoi film. Peccato che quello di Marcello (regista de La Bocca del lupo e Il passaggio della linea) sia invece parlato con una voce off retorica e pretenziosa. E sì che viene anche citata una frase di Pelešjan che dice: "Le parole sono un atto di violenza". Nessuna intervista, musica didascalica, materiale di repertorio montato in modo narcisisticamente creativo, non dicendo niente sul regista armeno ma molto su quello casertano, che sembra evitare di sfornare un documentario funzionale ma tradizionale, preferendo farne uno sperimentale ma autocelebrativo. Piacerà sicuramente a Ghezzi (presente in sala con Marcello e la produzione) e di conseguenza alla critica italiana, forse meno a Pelešjan (anche lui presente in sala).

h 19.30, Sala Darsena
People mountain people sea regia Cai ShangJun
E' il film a sorpresa, e la sorpresa raddoppia quando la proiezione viene interrotta a causa di una sinistra puzza di bruciato (interruzione di 30 minuti e regista in sala preoccupato perchè pensa che tutti stiano abbandonando la proiezione a causa del film). People Mountain people sea è lentissimo e molti ne approfittano effettivamente per abbandonare la sala. E' un noir ridotto all'osso, la storia di un uomo alla ricerca dell'assassino del fratello minore (una discesa agli inferi -che culminano in una miniera sotterranea-). Fotografia splendida, pochi movimenti di macchina, poca credibilità di sceneggiatura, livello bassino di empatia con personaggio e storia.

lunedì 5 settembre 2011

Venezia mostra del cinema | 5 settembre

h 9.00, Sala DarsenaTinkler, tailor, soldier, spy regia Tomas AlfredsonSpy story tratta da La Talpa di Le Carré. Dopo il bellissimo Lasciami entrare, lo svedese Alfredson gira un film più tradizionale: una produzione inglese con star internazionali (Colin Firth, Gary Oldman, John Hurt). Il risultato è nettamente inferiore al film precedente pur nell’estrema eleganza della regia: questa volta lo svedese non riesce a trascendere il genere e ne offre solo una stanca riproposizione; la colpa è anche di una sceneggiatura verbosa dai meccanismi a volte inutilmente contorti. trailer



h.15.00, Sala PasinettiPlay regia di Ruben OestlundFilm svedese (basato sui dossier della polizia) che analizza il potenziale devastante del rapporto ragazzi / società. Il tema è, alla fin fine, il bullismo.La regia tenta una strada di pulizia estrema: le inquadrature lungo tutto il film (124’), sono meno di 40. Gli attori (spesso ragazzi giovanissimi) sono orchestrati in modo perfetto, andando a dettare i tempi come a teatro vista la pressoché totale mancanza di un montaggio convenzionale. La camera si muove 3 volte in tutto il film. È uno dei film scelti dal parlamento europeo per le tematiche affrontate (bullismo – rapporto tra i giovani – immigrazione – razzismo – violenza). trailer


h 19.00, Sala PerlaI’m Carolyn Parker: the good, the mad and the beautiful regia Jonathan DemmeCarolyn Parker è una donna di colore che si è sempre battuta (e continua a farlo) per i suoi diritti. Anche dopo che l’uragano Katrina ha distrutto metà della sua casa, la sua lotta per il diritto a vivere dignitosamente continua. Agiografia in forma di documentario del regista de Il silenzio degli innocenti. Peccato che la storia, potenzialmente interessante, sia devastata da una regia poco interessata a quello che racconta. Il montaggio è di cattivo gusto e le riprese sono a dir poco “amatoriali”. teaser



h 22.15, Sala GrandeDark Horse regia di Todd SolondzIl dark humour del regista americano (presente in sala con un sobrio completino color rosa pesca e gli occhiali verde militare) continua imperterrito sulla stessa linea dei film precedenti (Life during wartime, Happyness e Palindromi – tutti migliori di Dark Horse-). Questa volta la storia è solo una: parte in quinta ma poi piano piano diventa sempre più onirica e fiacca. trailer

domenica 4 settembre 2011

Venezia mostra del cinema | 4 settembre


h 9.00, Sala Darsena
Shame regia Steve McQueen
opera seconda dell’atteso ex artista contemporaneo datosi al cinema Steve McQueen che questa volta cicca completamente il bersaglio con una storia di un uomo ossessionato dal sesso (si capisce più dalle sinossi) e dal suo rapporto sostanzialmente insensato con la sorella cantante jazz. Il tentativo dovrebbe essere quello di mostrare come il corpo e i suoi impulsi rappresentino una prigione da cui non si può sfuggire. Ma ognuno sembra reagire in modo, diciamo,“poco lucido” (nonostante tutto ciò sembra essere il favorito per tutti, qui). Ancora buona la prova (come attore principale) di Michael Fassbender.


h 11.00, Sala Darsena
Terraferma regia Emanuele Crialese
La storia di una famiglia di pescatori alle prese con l’arrivo dei barconi di immigrati svela lo scontro tra le leggi del mare non scritte (non si lascia morire nessuno in mare) e quelle dello stato (mai accogliere a bordo un clandestino altrimenti si diventa perseguibili). Al di là di qualche elemento stereotipato e qualche estremizzazione (i turisti “del nord” sono dipinti come esseri incapaci di intendere e volere, lo zio del protagonista è grottesco, i poliziotti sono tutti cattivi e così via) il film coinvolge; splendida fotografia, buoni gli attori che parlano principalmente in dialetto, e alcune scene di forte impatto visivo. Troppa musica, del resto il film gioca molto sullo stimolare le emozioni.

Venezia mostra del cinema | 3 settembre


h 9.00, PalaBiennale
A Dangerous Method regia David Cronenberg
il film, interessante e coinvolgente nonostante la presenza di Keira Knightley, è un affresco ben congeniato dei rapporti lavorativi (e personali) tra Freud e Jung. La sceneggiatura, ispirata al carteggio tra i due, imprime un buon ritmo a un film insolitamente (e forse eccessivamente) parlato (per essere Cronenberg; ma i suoi temi -violenza sesso psicologia- sono tutti ben presenti). Eccellenti gli attori maschi. Ottimi Michael Fassbender (Jung), Viggo Mortensen (Freud -a tratti estremamente divertente-), un Vincent Cassel che, nella parte del playboy Otto, alleggerisce i toni e insinua dubbi sul senso della fedeltà.


h 11.30, Sala Darsena
Poulex aux prunes regia Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud.
i registi di Persepolis, alle prese con un film ibrido tra commedia dal vero (85%) e parti animate (il restante 15%), tendono forse a essere eccessivamente melensi, toccando numerosi stereotipi e avvicinandosi pericolosamente a un film stile Jeunet. Alcuni momenti di vertiginose cadute di stile, altri di affascinanti animazioni stile Persepolis. Ancora una volta è ispirato a un libro della Satrapi.


h 11.30, Sala Darsena
Wilde Salome regia Al Pacino
documentario sulla passione di Pacino per Oscar Wilde che segue tre livelli:
1) le prove e alcuni spezzoni di uno spettacolo teatrale sulla Salome’ (Pacino recita)
2) un film sullo stesso tema (Pacino recita e dirige)
3) il backstage di entrambi (Pacino recita, dirige e si confessa).
Insomma il documentario si fonda su
1) Al Pacino
2) Oscar Wilde: la storia della sua vita è intrecciata ai fili del film.
Godibile anche grazie a un'eccellente Jessica Chastain, già ammirata in The tree of life.

Venezia mostra del cinema | 2 settembre


Venezia, ore 16.30
Arrivo in tempo per perdermi ogni “replica” del film di Polanski, Carnage: tutti quelli che incontrerò si dichiareranno entusiasti del film. Chi più chi meno. Chi in italiano chi in altre lingue. Ambientato quasi tutto in una casa, a quanto pare è una commedia divertente, ben diretta e recitata. Tutti concordano.

E’ chiaro sin da subito che vedere un film (e quindi godere dell'aria condizionata) è anche l’unico modo di sfuggire all’umidità uterina che rende appiccicoso qualsiasi elemento sfiori la pelle.
h 19.30, Sala Darsena
Alpis (Alps) regia di Yorgos Lanthimos
Il regista di Dogtooth (che non ho visto ma che tutti dicono essere molto bello) spacca da subito in due fazioni il pubblico. La realtà è che un quinto degli spettatori abbandona la sala prima della fine. È un film strano, talmente irrealistico da diventare alla lunga poco coinvolgente, nonostante l’idea di base sia buona: una sorta di setta di cinici (ogni membro ha il nome di una cima delle Alpi) alleva ragazze (due) che possano sostituire eventuali familiari morti assorbendone le caratteristiche, per rendere meno dolorosa una perdita. Il gioco è svelato, nel senso che viene chiesto espressamente “vuoi che prenda il posto della persona X morta, così ti renderò meno doloroso un nuovo inizio?”. I familiari accettano e pagano un salario (dopo quattro incontri gratuiti). La fotografia, spesso volutamente fuori fuoco, è molto ben curata e insolita, un po’ troppo indecisa tra il voler essere simmetrica e stabile e invece traballante e rozza. Il film, come sento dire all’uscita, è 80 min troppo lungo di quanto dovrebbe. In totale dura 93 minuti.