succede che in un festival si imparino tante cose, si conoscano registi di cui non si è mai sentito parlare e si imparino ad apprezzare film che a prima vista erano sembrati piuttosto inutili. per esempio imparo che le attrici di spring break erano icone disney di high school musical, idoli di giovani teenager. questo fa del film di korine un film in un certo senso "iconoclasta": far vedere la brave-belle-buone reginette disney in veste droga-sesso-stupefacenti è comunque un'operazione interessante, certo, spring breakers rimane un film leggero e non tra i miei preferiti, ma questo mi ricorda -forse non c'era bisogno, lo so- di come la persona informata possa sempre trovare e capire più risvolti.
io sono assolutamente disinformato a questo festival, e me ne pento. anche se a volte, entrare in sala senza sapere assolutamente nulla di ciò che sta per iniziare, è un'esperienza molto interessante.
i miei limiti sono chiari alla proiezione di
la cinquieme saison
di peter brosens e jessica woodworth
in concorso
capitolo conclusivo di una trilogia di cui non ho colpevolmente visto nulla, comprendente khadak (ambientato in mongolia) e altipiano (in perù). questa storia di un villaggio delle ardenne è raccontata con apocalittica visionarietà: nel paese, perlopiù basato sull'agricoltura, la primavera non arriva più, la fertilità è scomparsa con il ciclo delle stagioni. onestamente credo di dover rivedere il film dopo i due capitoli prima, altrimenti, tolta una prima parte bellissima, il film mi sembra estremamente teatrale e pretenzioso. ma mi accorgo che c'è un buon 50% di possibilità -almeno!-che si tratti di un mio limite di conoscenza.
yema (mother)
di djamila sahraoui
orizzonti
film algerino fondato su pochi personaggi in mezzo un terreno fustigato dalla siccità. la regia e la fotografia sono molto interessanti, ma c'è un grave problema di credibilità degli attori, assolutamente implausibili sia come agricoltori (la protagonista-regista ha mani, capelli e volto da impostata e benestante attrice teatrale e quando zappa o semina sembra non aver mai visto in vita sua un contadino, cadendo nel grottesco) sia come estremisti islamici.
bellas mariposas
di salvatore mereu
orizzonti
storia di famiglie e amicizie nella periferia di cagliari. la protagonista, cate (bravissima la ragazza che la interpreta, come quasi tuto il cast), di tanto in tanto parla con la macchina da presa, rendendo il film quasi un diario, libero e registicamente molto interessante e godibile. casca nell'ultima mezzora, rimanendo però un film che vale la pena vedere, nonostante la parte, purtroppo importante ai fini della storia, di una micaela ramazzotti che centra come i famosi cavoli a merenda.
araf (somewhere in between)
di yesim ustaoglu
orizzonti
film davvero molto bello che perde più di un colpo sul finale ed è davvero un peccato. comunque da vedere.
san zi mei (three sisters)
di wang bing
orizzonti
due ore e trenta di documentario su una poverissima famiglia in un villaggio delle yunnan, in cina. la vita contadina si mescola ai giochi di tre piccolissime sorelline. interessante, con una dorografia splendida. strano inserirlo in orizzonti dove non ci sono altri documentari.
ammetto che sulla via per andare a vedere pieta di kim ki-duk alla videolibrary mi è venuto male e ho preferito prendermi un gelato e mangiarmelo in spiaggia...
credo capirete.
Nessun commento:
Posta un commento