venerdì 29 marzo 2013

di Django Unchained e del piacere della visione condivisa

A vedere Django Unchained son venuti in tanti. Fedeli tesserati ma anche molti giovani che raramente si affacciano in quel del cineforum. Con qualche episodio degno di una piccola nota.

Un capogruppo ingellato con capelli-sindrome-El-Shaarawy (diciott'anni circa) mi chiede "In quale sala è?", forse ormai abituato ai grandi edifici dei multiplex: io non mi scompongo "Django Unchained è qui a sinistra, sala rossa", celando la realtà, ovvero che le altre stanze sono: un bar chiuso da almeno un anno, due bagni, uno sgabuzzino, un posto ritrovo della banca del tempo e un altro per altre attività sociali, l'ufficio di Cosimo, e una piccola sala conferenze ("la sala verde"). Insomma, diamoci un tono: ci sono la sala verde e la sala rossa.
Un altro ragazzo fa per entrare ma poi mi domanda "scusa ma m'han detto che qui c'è uno che parla prima, è vero?". Gli chiedo (stupidamente) in che senso "parla" prima. Lui intende presenta il film. Ovviamente ben mi guardo dal dirgli "sì stasera sono io quello che parla", ma confermo: il film è preceduto da 5, 10 minuti di introduzione. Lui sembra sollevato "Ah bella così vado a farmi un kebab prima, e anche se arrivo 10 minuti dopo fa niente". Sorride e fa per andarsene. Ci ripensa un secondo: "scusa ma poi, nel caso, posso entrare con il kebab?"
Una fedele spettatrice del cineforum mi domanda un po' spaventata "ma mi aspettano tre ore di bagno di sangue?": per prepararla al peggio -esagerando- le rispondo "sì!". All'uscita la stessa spettatrice, visibilmente toccata, mi dice: "Maccome bagni di sangue?!! è una bellissima storia d'amore!" segue romantico sospiro, Uuh... Sono d'accordo con lei, sia con il bagno di sangue sia con la storia d'amore e mi accorgo che lavorandoci, con Django, il mio punto di vista cambia.
Per la cronaca il ragazzino del kebab (che non mi ha visto presentare e non rimarrà al dibattito), uscendo, mi strizza l'occhiolino e approva "Figo oh 'sto film". Sono tentato di rispondergli "Bella", così, per approvazione reciproca.

La prima volta che l'ho visto non mi ha mica entusiasmato: la parte finale l'avevo trovata lunga e stiracchiata. Venti, trenta minuti di troppo in generale. Le apparizioni della bella (?) Broomhilda un po' stoppose. Il compiacimento autoreferenziale tarantiniano piuttosto altino, dalla ricerca dei personaggi "eccentrici a tutti i costi" alle scene videoclip con spruzzi di sangue che sembrano fatte apposta per non deludere i suoi fan. Ho profondamente odiato la canzone di Elisa-Morricone e la recitazione (?!!) di Franco Nero. Detto questo, mi ero divertito, ma non entusiasmato. 

Eppure alla fine dei tre giorni di presentazione, sarà per gli episodi come quelli raccontati prima, sarà per le risate in sala, o il sorriso di complicità degli spettatori all'uscita, o per l'aria di primavera (?!!!), e alla fine ho cambiato idea sul film. Non può non essermi piaciuto se, nascosto in sala (come fa spesso Tarantino per testare se il suo film funziona, poco dopo l'uscita), ho visto: signore sganasciarsi dalle risate -battendosi le mani sulle ginocchia- mentre Django spara a tutti nella casa di Candie, su questa musica qui


ragazzini di 10 anni esultare sull'esplosione finale mentre qualche fila più indietro tre persone (adulte), proprio di fronte a me, hanno tentato di frenare uno strano, irresistibile, impulso ad applaudire per il finale catartico che -è vero- è esattamente quello che si aspettavano, ma che non vedevano l'ora di sperimentare. 

ps. ciò detto, le più grandi soddisfazioni, da spettatore e da lavorante, a questo giro, mi sono state relagalate finora da La bicicletta verde.