giovedì 14 febbraio 2013

berlino giorno sette / minibudget production

Prince avalanche                                    sezione: in concorso
Remake americano di un già apprezzato film islandese. Una commedia inaspettatamente divertente, ben diretta e recitata, una produzione minibudget ma con tanto brio che ricorda come una buona ambientazione (un bosco dopo un incendio) e due personaggi ben sviluppati possano bastare a fare un buon film senza troppi fronzoli. Tra i miei preferiti: speriamo arrivi in Italia... intervista qui

An episode in the life of an iron picker   sezione: in competizione

Denis Tanovic, regista bosniaco già premio oscar (per No man's land), cambia completamente registro dopo Cirkus Columbia, girando con una troupe di 10 "amici" e una canon 5d un film di rigore documentario ambientato in una famiglia di rom (attori non professionisti bravissimi, in realtà più che recitare ricordano-ripetono quanto veramente é successo loro: un aborto pericoloso e difficoltá che ne conseguono per poter fare un'operazione di importanza vitale). L'audio in presa diretta é pessimo ma il film regge bene soprattutto in virtù del titolo che inquadra la vicenda come "un episodio" di una vita ai margini, senza esagerare nel dramma e descrivendo la vita di un "iron picker" che, per citare un bel film di Olmi, potremmo tradurlo con "recuperante". Girato in 18 ore, costo di produzione 17000 € (più o meno come una cena di miss Zeta-Jones - che per la cronaca spiccava per incapacità nel film di Soderbergh).

Computer chess                         sezione: forum

Uno spassoso inizio ci fa ben sperare lasciandoci delusi dopo solo 10 minuti. Girato in Texas con una vecchia cinepresa 16mm, il film é un'accozzaglia di gag malriuscite stile benny hill show versione indie, in bianco e nero. Il povero Deep blue si starà rigirando nella tomba con Kasparov. Alla fine il regista é in sala, e la prima domanda che gli viene rivolta mi trova d'accordo: "perché ci hai torturato per un'ora e mezza con un insieme di immagini girate male, in bianco e nero e fuori fuoco? Lo sa che é scientificamente provato che il fuori fuoco prolungato fa male agli occhi? Grazie". Il regista la butta sul ridere, il pubblico zoccolo-duro-indie lo segue, io no, e esco, sulla mia strada c'è una festa esclusiva della Match factory con i cast di Prince avalance e An episode in the life of an iron picker. Conosco e parlo due minuti con Emile Hirsch, classe 1985, famoso per into the wild: é simpatico, timido e sarà alto un metro e cinque. Poco dopo mi sbologna per andare a lumare una ragazza bosniaca non particolarmente bella ma particolarmente scosciata.
E così, su questa immagine seduttiva-gossipara, si chiude la mia berlinale 2013. Tra i pronostici:
Gloria è certamente il film di cui si è parlato meglio. Per miglior attrice si dice un gran bene di Child's Pose e dello stesso Gloria. Miglior attore quello di An Episode in the life of a iron picker. A sorpresa potrebbe strappare un premio anche Bruno Dumont con Camille Claudel 1915. Ma mancano ancora 3 giorni e non si sa mai....

martedì 12 febbraio 2013

berlino giorno sei / momento di stanca

Side effect  sezione: in competizione

Sceneggiatura, attori e personaggi fanno acqua da tutte le parti; più si avvicina il finale più si fa ridicolo il tutto. Qualche bella inquadratura non salva il risiltato. Per ora Soderbergh ha dichiarato che sarà il suo ultimo film. Vien da dire "speriamo".

Confession of a nazi spy     sezione: retrospettiva

Primo film antinazista americano, per la regia di Anatole Litvak. La produzione della pellicola riscontra molti pareri contrari perché in America c'erano tanto tanti tedeschi e la Germania era considerata ancora una nazione amica (1939): la motivazione principale è che "la carriera incredibile e la fenomenale abilità politica di Hitler sarebbe riduttivo considerarla e giudicarla in modo esclusivamente negativo" (tutto ciò citando lo storico che presenta il film).
Più interessante a livello storico che cinematografico.

La stanchezza si fa sentire, gli occhi bruciano e decidiamo che per oggi può bastare così. Ho due appuntamenti di pseudolavoro e alla sera la festa della CICAE per cui per oggi basta così!

lunedì 11 febbraio 2013

berlino giorno cinque / con qualche pronostico

Before midnight       sezione: special screening
Ottimi attori (Ethan Hawke e Julie Delpy) spesso lasciati a briglia sciolta senza interventi di montaggio. Ottimi i dialoghi (spontanei, serrati - scritti dagli attori) con momenti molto coinvolgenti e altri un po' pretenziosi, e un finale un po' troppo consolatorio. Una commedia romantica americana di Richard Linklater che chiude una trilogia (before sunrise, before sunset) interamente fondata su attori e dialoghi. Sarebbe (e lo sarà) ridicolo farla doppiare.

Pozitia copilului (child's pose)   sezione: competizione
Dramma rumeno incentrato su un intenso rapporto madre-figlio. Tutto nasce da un incidente automobilistico in cui lui (il figlio) uccide un bambino. Camera a mano che segue nervosa la madre, nessuna musica, attenta descrizione delle classi sociali. E' una proiezione di gala (evitano doppi sottotitoli qui) e mi viene dato un apparecchio per la traduzione (una sorta di persona che traduce tutto in inglese, come ancora oggi succede in russia e in molti paesi dell'est, uno che racconta tutto ciò che si dicono i personaggi): peccato che mi si scarichi l'aggeggio e quindi sono costretto a vedermi metà film in rumeno sottotitolato tedesco (é un film parlatissimo tra l'altro).
Pronostico mio e di Boris (che non sa il rumeno ma il tedesco sì - è di mamma tedesca e papà francese, e gestisce un cinema indipendente ad Amiens-) orso d'oro per la miglior attrice. Secondo lungometraggio di Calin Peter Netzer che conferma l'ottimo momento del cinema rumeno. trailer: 

Boris mi racconta anche che: 1) pare che Gloria sia piaciuto molto -anche se non l'ha visto lui-, e Jon confermerà, così anche la critica: per molti è il miglior film in concorso (e ovviamente l'ho perso) 2) in Francia si vendono 200 milioni di biglietti l'anno 3) si va a bere una birra, dice che lo tiene sveglio.

Komedie om geld  (1936)     sezione: retrospettiva
Film olandese del grande Max Ophuls, uno dei registi preferiti di Stanley Kubrick. Pellicola curiosa sul potere del denaro, con trovate registiche e narrative intetessanti che anticipano quelle del più famoso suo capolavoro La Ronde. trailer:

Yuyake Gumo (Farewell to dream - 1956)    sezione: forum retrospective Keisuke Kinoshita
É il primo film che vedo di K. Kinoshita, vicino a Ozu per tematiche e forma, poco conosciuto in Italia ma certamente in via di riscoperta. E' la storia semplice di un ragazzo figlio di un venditore di pesce e del suo passaggio all'età adulta. Film breve (78'), di una bellezza e leggerezza toccanti, tra tutte le scene va segnalata quella con il protagonista al parco giochi con le sorelle minori. Capita che piango un pochino, il film finisce, e tutta la mia fila, un po' vergognandosi ha gli occhi rossi. Il signore svedese vicino a me, visibilmente toccato, mi sorride, e in quel momento mi viene da pensare che i film vanno visti sempre in sala, sempre al cinema, sempre con un signore svedese emotivo al proprio fianco. Violini in sottofondo. Il patetismo è finito. buonanotte.

domenica 10 febbraio 2013

berlino giorno quattro / un giorno retrospettivo

Immancabilmente in ritardo non trovo nessuno dei biglietti che ho pianificato di ritirare. Poco male: il bello del festival é proprio il "capitare"' in proiezioni non desiderate di film di cui non si sa nemmeno la nazionalità.  Altrimenti si rimane sempre arroccati su gusti e pregiudizi immutevoli.
Capita: entriamo per caso a una proiezione di uno splendido documentario sulla storia indonesiana trasfigurata in modo surreale, prodotto da erroll morris e werner herzog: The act of killing. Un film potentissimo e nuovo, che richiama S21 - la macchina di morte dei khmer rossi di Rithy Panh ma che trasfigura l'incontro assassini-vittime in una sorta di autocelebrazione grottesca di un nazismo che è uscito vincitore dalla storia scritta. Un film imperdibile che spero verrà distribuito in Italia.

Detto questo il mio é un giorno retrospettivo e introspettivo.
Introspettivo perché sono da solo in tutte le proiezioni. Retrospettivo perché vedo solo film della retrospettiva, tutto il giorno.
Le due cose sono più collegate di quanto possa sembrare: in pochi vogliono vedere vecchi film mentre vengono proiettate prime visioni, ergo: sto da solo.

Le Golem (1936)  (in pezzi, in francese e su youtube, disponibile qui)
Vale solo per la gigantesca performance attoriale di Harry Baur nella parte dell'imperatore cattivo e questo comporta che il fascino dei personaggi negativi sia nettamente superiore rispetto alla sciattezza dei "buoni" e del loro Golem: una via di mezzo tra Hulk, Gesù Cristo, Robocop e Mastro Lindo, mezzo uomo mezza macchina. eccolo:
Quando entra in scena lui a 20 minuti dalla fine la tenuta del film frana insieme alle scenografie di cartapesta.

Einmal eine grosse dame sein (1934)
Operetta musicale diretta da Gerhard Lamprecht (celebre soprattutto a Berlino): passato lo shock iniziale, forse giustificato (immaginate canzoncine del 1936 in tedesco: l'inizio del film è questo, capitemi...) il film diventa divertente, diretto con garbo e recitato con autoironia. Certo bisogna essere dell'umore adatto, a me va bene stavolta. Precisazione: la gente del film parla cantando proprio, non é che si ferma l'azione del film.

M (1951)

Il remake americano dello storico film di Fritz Lang viene presentato dal figlio del produttore, che avrà più di 80 anni.  Ci dice che la pellicola fu girata nella "dark side" di Los Angeles, a Bunker Hill, e fu finanziata da una banca e da alcuni privati; quando viene fuori la voce che il regista Joseph Losey era comunista, il produttore viene convocato dalla banca e invitato a cambiare tutta la troupe. Lui rifiuta. Qualche giorno dopo l'uscita del film c'é uno sciopero per strada per protesta contro il film fatto da una troupe presunta comunista: e così non verrà praticamente mai visto in USA. 
Uno strepitoso bianco e nero di Lazslo, un'atmosfera noir in cui si muovono attori impeccabili. Almeno due scene da antologia: tra queste una notturna in una stanza con manichini abbandonati che anticipa Il bacio dell'assassino di Kubrick. 
Un remake di un capolavoro che non sfigura al confronto dell'originale (di cui ricalca un buon 80%), all'altezza della fama di Joseph Losey, di cui si consiglia di vedere, tra i tanti Il servo e Eva.

Pièges  (1939)
Personaggi eccentrici per un film eccentrico. tra tutti svetta Eric Von Stroheim nella parte di uno stilista svitato e fallito. Una pellicola metà giallo metà commedia. Meglio nei momenti solo comici (la competizione culinaria) o solo di tensione. Non il migliore film del grande Robert Siodmak, anche se l'eroina-detective donna è insolita e ben trateggiata fino a quando ingiustificatamente scompare dalla scena diventando di colpo personaggio di fondo.... di Siodmak si consigliano, tra i tantissimi: I gangster e La scala a chiocciola

Tornando a casa sulla metro, cambio ad Alexander Platz, e come sempre incontro teenagers con birre in mano. Il freddo sembra forzarli a stringere le bottiglie più forte e io mi accorgo di:
- essere stato 2 ore in coda e 8 in sala
- essere stato in sala sempre da solo
- di non essermi mai addormentato nemmeno un minuto (le visioni da festival implicano sempre o quasi una breve e controllata pennichella al giorno)
- che la realtà non è in bianco e nero né in 4:3
- che un po' mi dispiace
- che il fatto che mi dispiaccia e che stia facendo questi pensieri non  é solo segno della introspezione suggerita dalla giornata retrospettiva ma anche sintomo che sono decisamente stanco.

sabato 9 febbraio 2013

berlino giorno tre / paradise: hope

Nonostante la levataccia tutto ciò che avrei voluto prenotare era già esaurito. Per cui alzarsi alle 7 e non trovare niente non è il miglior modo possibile di iniziare la giornata; se poi i primi tre film sono anche "bruttini".... ecco appunto.

Dolgaya schastlivaya Zhizn (a long and happy life)  sezione: in concorso
Vicenda facilmente spacciabile per metafora storica della Russia, ben diretta da Boris Khlebnikov a partire da una sceneggiatura così così che non coinvolge mai a dovere. Ottima l'ambientazione in un paesino di poche case improvvisate in legno vicino a un fiume, buona fotografia (anche se a tratti un po' troppo traballante). Tutto sommato è un film trascurabile e metterlo in concorso ci è parsa una scelta quantomeno discutibile. mymovies

Gold    sezione: in concorso
Se discutibile è la scelta precedente, ingiustificata è quella di inserire in competizione questa stramba produzione canadese-tedesca (diretta da Thomas Arslan). Un western su un gruppo di tedeschi nel Klondike alla ricerca di pepite d'oro, fuori tempo massimo di quarant'anni e al limite dell'autoparodia, con scenette più che cliché (di tutti i tipi: cattivi sui cavalli neri che inseguono i buoni sui cavalli bianchi, indiani d'america opportunisti, guadi di fiumi, schitarrate in colonna sonora, tradimenti: come dice Boris che è con me in sala "è il classico film che si vede in competizione a Berlino e poi da nessun'altra parte mai più. E meno male"). Abbandoniamo la sala dopo un'ora e mezza.

Matar extranos (Killing strangers)  sezione: forum
Quando ci sembra di aver toccato il fondo con il film precedentemente abbandonato capitiamo sciaguratamente a vedere questo terribile teatro filmato posticcio e pretenzioso che vorrebbe riflettere sul ruolo dell'attore e del cinema e della recitazione. Duriamo solo 50 minuti poi scappiamo.
per curiosità il trailer:
None shall escape sezione: retrospettiva
interessante film classico Hollywoodiano diretto dallo storico regista di origini ungheresi André de Toth. Nessuno di noi vuole ammettere di non averlo mai sentito nominare, ma alla fine ce lo confessiamo reciprocamente. Mi siedo in sala di fianco a Ghezzi, che un po' ride un po' dorme. In realtà da ridere c'è ben poco in questo film americano su un processo a un nazista. Una regia solida, un'ottima fotografia, una sceneggiatura ingenua e datata, ma interessante a livello storico-sociale.

Promised land     sezione: in concorso
il nuovo film di Gus Van Sant uscirà in Italia il 14 febbraio. Sceneggiato da Matt Damon (anche attore protagonista insieme all'ottima Frances Mcdorman) su una storia di Dave Eggers, conferma un Gus Van Sant tradizionale, con tanto di polpettone-discorso finale che cerca di commuovere e segna l'immancabile evoluzione psicologica del protagonista. Film  tradizionale e prevedibile, ma divertente, ben girato e recitato. Fatto per piacere (e piacerà) e far riflettere (ma non troppo). trailer:
Paradies: Hoffnung    (Paradise: Hope)   sezione: in concorso
Seidl chiude la trilogia Paradise con una commedia iper-grottesca che rimanda ai due capitoli precedenti chiudendone il quadro. Estremo e duro, anche se meno dei primi due e con un certo sguardo di empatia finale, dove riesce nel difficile intento di mostrare con rispetto, asciuttezza, compattezza e persino tenerezza anche le cose disgustose. Certamente il miglior film in competizione visto finora. Sarà difficile vederlo in Italia, come i suoi due precedenti. Seidl si conferma maestro nel dirigere persone comuni trasformandole in (grandi) attori. Film che rientra nella serie o-si-ama-o-si-odia.

venerdì 8 febbraio 2013

berlino giorno due / la casa della radio

Un nevischio panna cancella la punta della torre in Alexander Platz, la temperatura è scesa e il mio programma salta subito perché alle 9.50, quando arrivo per prenotare i biglietti, mi accorgo che sono in ritardo: è tutto prenotato per oggi e per domani.
Anche chi ha l'accredito deve passare e prenotare i biglietti. E a quanto pare ci siamo svegliati tardi.
Non ci facciamo scoraggiare troppo: anche senza biglietto, arrivando un po' prima e facendo la coda, c'è sempre la speranza di poter entrare.
La maison de la radio  sezione: Panorama dokumente
Documentario sulla radio francese. Il regista di Etre et Avoir (da vedere se non già visto) cesella con un montaggio perfetto e uno sguardo registico ironico e coinvolgente le ministorie che si consumano nele vicende dietro le quinte delle trasmissioni radiofoniche. Come nei suoi documentari precedenti è profonda l'umanità che riesce a trasmettere in modo asciutto e diretto. Da vedere, assolutamente in lingua originale.

Lamma Shoftak (When i saw you) sezione: Forum
Un film giordano-palestinese interessante, solido e solidamente appoggiato sulle performance degli ottimi attori. La regia di Annemarie Jacir calibra con cura movimenti di macchina e mostra ottime intuizioni che purtroppo vanno a mescolarsi con qualche immancabile cliché.

Falliamo poi nel tentativo di entrare a vedere il film di wong kar wai al friedrichstadt-palast. foto da fuori del cinema in cui non riusciamo ad accedere a seguire:

Something in the way   sezione: Panorama
Un film che non verrà mai visto nella patria indonesiana del regista Teddy Soeriaatmadja per motivi di censura. Un film atipico, una sorta di miscela di tre film: 20% Taxi Driver, 50% Drive e il restante 30% Shame. E', di fatto, una storia di un amore ai margini della società (tra un tassista amante dei pornazzi e una prostituta) che sfocia in film di genere. Lo stile è personale, la fotografia sporca, allucinata, e quasi tutto è filmato in notturna con un'attrezzatura molto agile. Anche qui qualche cliché di troppo ma mi sembra un film fresco, onesto, energico, scattante e diretto (sono l'unico a pensarla così nel il mio gruppo). Ottimi gli attori. Finalmente un regista che non se la mena troppo (ha autoprodotto il film, raccogliendo soldi guadagnati girando spot pubblicitari ben sapendo che non avrebbe mai potuto circolare nel suo paese): durante il Q&A (question and answer) una critica francese dandosi un tono molto francese e con una pronuncia molto francese dice "Ho notato un stile di regia sospeso tra Godard in particolare e la nouvelle vague in generale, e un po' dogma, specie nella scelta delle lenti della macchina da presa", Teddy risponde "boh, non ho visto molti film della nouvelle vague, nè di Dogma, però posso dire con certezza il motivo della scelta delle lenti: erano quelle che costavano meno e mi sembravano funzionare bene".
allego foto del q&A nella sala 8 del cinemaXX (eravamo in ultima fila)


domani (giuro) sveglia alle 7.15, sperando di riuscire a prenotarmi per qualche film di retrospettiva. Ho già recuperato i biglietti per il nuovo film di Gus Van Sant (non ho troppe aspettative però) alle 20.15 e -soprattutto- il nuovo film (terzo ella splendida trilogia Paradise) di Ulrich Seidl alle 23.15 (mi berrò una ventina di litri di caffé), entrambi in competizione.

giovedì 7 febbraio 2013

berlino giorno uno / a fold in my blanket

film ben diretto e fotografato, un po' troppo sconnesso e con pochi sviluppi. 
Vive di atmosfere rarefatte e sospese, di colori tenui, di recitazioni contenute ma incisive. Alla lunga annoia un po' -ma credo che la mia stanchezza abbia influito non poco- a tratti un po' pretenzioso (sui titoli di coda si legge "AD MEMORIAM to your own illusions") rappresenta comunque un interessante sguardo su una realtà cinematografica poco conosciuta. 
Sala piena stracolma, regista e cast al dibattito (breve e molto filosofeggiante, un po' troppo). All'uscita dal CinemaXXI c'è un leggero pulviscolo di neve che galleggia nell'aria e il freddo s'è fatto più intenso. Domani il programma teorico prevede un documentario, un film in competizione e due film della retrospettiva. Spero di riuscire a prendere i biglietti..



berlino giorno uno / nuovo cinema georgiano

Un anno dopo rieccomi a Berlino. 
Questa volta alloggiamo nella parte est e fa un po' meno freddo. 
E' tutto un po' meno surreale rispetto all'anno scorso quando i primi due ad arrivare fummo io e il mio amico Daryl, dal sudafrica, in una scena jarmusciana in mezzo alla neve, un italiano e un sudafricano (che arrivava dai 36 gradi di Johannesburg e viaggiava da due giorni), a chiedere informazioni a un iraniano e a un turco, gli unici due impavidi che si aggiravano nell'area del nostro appartamento. 
Ci abbiamo messo un po' quella volta a trovare il posto, ma ci siamo mangiati un ottimo kebab. Questa volta faccio fatica a trovare il numero civico e -che ci crediate o meno- l'unico capace di dirmi con esattezza dov'è il 37 è un vecchio cieco con bastone bianco. Ok, ho detto che è stato solo un po' meno surreale.

Siamo a due passi da Ostbahnhof e arrivo poco dopo Rosie, una mia amica che anche l'anno scorso alloggiava con noi e che gestisce un bellissimo cinema indipendente londinese: the lexi cinema.  
in perfetto stile inglese mi prepara il té e parliamo amorevolmente del da farsi.

Il film d'apertura è The grandmasters di Wong Kar Wai, presidente della giuria del 63esimo festival di Berlino. ecco il trailer con i sottotitoli in inglese.




in giuria con lui ci sono (tra gli altri): Tim Robbins, Shirin Neshat e Susanne Bier.
In molti stanno già malmenandosi per prendere il biglietto e anche alcuni dei miei amici e coinquilini darebbero la vita per entrarci. Ci sarà una seconda proiezione anche domani (oltre alle due di stasera), ma sono abbastanza convinto che il film sarà distribuito in Italia per cui a dirla tutta mi disinteresso abbastanza. 
Colgo l'occasione per delinare le due teorie di visione ai festival: c'è chi vuole vedere in anteprima i film che arriveranno (spesso è legato anche a doveri di lavoro: vogliono scegliere quali film distribuire o programmare) e chi preferisce dedicarsi a film che non si vedrebbero altrimenti (considerate anche che, come dice il mio caro amico Jon -che arriverà tra qualche ora-, "spesso c'è un buon motivo se non si vedrebbero altrimenti").
In ogni caso stasera sono invitato da amici alla serata del cinema georgiano: ad aprire la sezione panorama del festival c'è Chemi Sabnis Naketsi (ovvero A fold in my blanket -e non, come mi ostino a storpiare, non so perché, "a hole in my pocket") di Zasa Rusadze. 
trailer:


Di cinema georgiano so ben poco ma quel poco che so mi basta per simulare entusiasmo e spacciarmi per esperto navigato (in realtà so solo che Otar Iosseliani mi piace molto ma so anche che se n'è andato dalla Georgia...ecco, questa seconda parte non la dico agli altri sennò poi mi contestano che non vale come georgiano). 

Piano piano sentiamo salire la Festival syndrome: la paura di perderci qualcosa di meravigliosamente fantastico e di non riuscire a incastrare un altro film nella pausa caffé prevista o nei 45 minuti di aria aperta. Lo stress sale con moderazione, ma jon arriva presto per cui ci sarà quantomeno un diversivo.

Spero di riuscire a tenere il blog in modo continuativo. Farò il massimo!

a presto 
un saluto dal vostro inviato con 3 kg di farina per polenta e 2kg di pasta per pizzoccheri (gli amici hanno richieste strambe ma, sotto sotto, condivisibili).