giovedì 9 maggio 2013

Storie di maniaci e (presunti) casinisti al cinema - Marco Verdura e Osbourne Cox



CINEMA E FUSTAGNO
Il mio primo anno di liceo ci fu una settimana di "autogestione", in cui gli studenti più volenterosi proponevano attività culturali al resto della scuola.
Mi ricordo che un ragazzo aveva organizzato il cineforum. Aveva preso la cosa molto sul serio, invece di un televisore si era procurato un proiettore e con dello scotch nero aveva rattoppato i buchi delle persiane così che il buio "in sala" fosse totale. E in questo buio totale ci spiegava come lui ci teneva tantissimo a farci vedere Satyricon di Fellini, che era un film capitale. Un film difficilissimo, aggiungeva, che richiedeva la massima concentrazione. Noi ci concentravamo, quello era un liceo classico e in quella stanza eravamo un po' tutti intellettuali bonsai, vestiti di velluto e fustagno. Tutti tranne un ragazzo e una ragazza che si erano imbucati in quell'aula per baciarsi e ridere e farsi i fatti loro. Ma quando a un certo punto delle loro evoluzioni fecero cadere, con gran baccano, un casco di motorino appoggiato su un banco, il ragazzo cinefilo si alzò di scatto, accese la luce e disse - "fuori" -  indicando dietro di loro. "Io?" gli chiesi timidamente, e volevo aggiungere, "Io che sono vestito come un piccolo Godard?". E lui: "sìsì, tu là in fondo, basta fare casino".
Non l'ho mai più visto Satyricon. Ma se al cinema sentite qualcuno che fa casino, giuro, non sono io.
Marco Verdura,
Italia


Al cinema Anteo di Milano esiste una rassegna di film in lingua originale. Il mio ricordo, però, si riferisce a quando la sala era unica (e non 100 - 200 - 300 come adesso), ovviamente il biglietto non aveva il posto numerato ed allo spettacolo delle 17,20 (mi sembra, non 17,40 come ora) gli spettatori erano pochi. La strategia era rodata: scegliere il posto corridoio e su quello accanto impilare borsa, cappotto (se di stagione) e quant'altro per tenerlo occupato. Questo perché il più delle volte, a spettacolo cominciato, succedeva. Con la coda dell'occhio vedevo un tipo appropinquarsi e sedersi - a sala praticamente vuota - accanto. A quel punto l'attenzione, che prima era rivolta a cercare di comprendere cosa dicessero nella lingua della perfida Albione, era rivolta a cercare di comprendere le intenzioni del vicino. Non ho mai capito se fossero maniaci acculturati o di madrelingua inglese.
Italia