a brighton fa più fresco, il vento fa galleggiare i
gabbiani controvento sulla spiaggia domenicalmente affolata, e io mantengo la
promessa mainstream di vedere il lungo capitolo finale del cavaliere oscuro:
the dark knight rises ( trailer)
jon preferisce vedere il film nel multisala Odeon, a due
passi dalla spiaggia: nel suo cinema sarebbe stressante, e
in più vuole vederlo in digitale mentre da lui lo proiettano in 35mm
come consigliato dal regista Nolan (anche se ormai anche il suo duke of york -"il più antico e
miglior cinema inglese" secondo le parole di jon e in effetti è stato
votato "miglior cinema inglese 2012" - proietta ormai quasi tutto in
digitale).
per la cronaca jon è un disincantato esercente pro-digitale, io un
retrogrado pro-35mm anche se il disincanto è inevitabilmente vicino...(parlando
di questo film: la qualità dell'immagine è secondo me inferiore rispetto alla pellicola, ma jon afferma con assoluta certezza che l'audio è nettamente migliore).
il parere politicamente corretto è che sia un film
decisamente peggiore del capitolo precedente, sia per regia, sia per
recitazione, sia per scrittura. non si sente la durata (2 ore e mezza) grazie a
un buon ritmo e alla musica epicamente incalzante.
il parere politicamente scorretto, ma più onesto, è che
si tratta di una ciofeca con qualche sparuto buon momento. colpi di scena, scene insensate, straviste
spiegazioni-pappardella del perché un cattivo è diventato cattivo, dialoghi
cliché del tipo "batman, sei tornato per vedere gotham distrutta?"
-dice il cattivo- segue risposta batmanica "no sono venuto a
fermarti". mavva: guarda te l'originalità.
sulla via del ritorno sfoglio il catalogo del new
horizons film festival di breslavia scoprendo interessanti vite di registi più
o meno sconosciuti, ne riporto alcuni dettagli che forse meritano:
lavrente indico diaz, nato nel sud delle filippine, a
Datu, nel 1958, è anche compositore, poeta, drammaturgo, produttore, direttore
artistico, regista "specializzato in film veramente monumentali di svariate
ore ciascuno, visto che crede che i tempi lunghi non solo regalino più profondità
alle scene, ma che riflettano anche la realtà della sua cultura, in cui
il tempo non è una comodità". è il padre spirituale della new wave
filippina. ovviamente il suo film più breve in programma è di 356 minuti
(century of birthing / siglo ng pagluluwal, 2011 - ma ne ha fatti anche di 12 ore). segnato nelle cose da fare
prima di morire.
Jukka Kärkkäinen, regista finlandese che come primo
lavoro è muratore.
dominga sotomayor castillo, regista cilena del 1986
laureatasi in una scuola cattolicissima e residente nella comune Penalolèn con
i suoi genitori.
khavn de la cruz, il più prolifico regista al mondo,
autore di film a zero-budget con la sua casa di produzione FILMLESS FILM e
direttore del .mov film festival. è anche (dice il catalogo): compositore,
poeta, pianista, e infine front-man di un gruppo rock in cui militano solo altri registi filippini ai vari strumenti.
ci sono registi con nomi fantastici, che sembrano celare
mondi quasi letterari: eija-liisa ahtila (finlandia), panahbarkhoda rezaee
(iranese), apichatpong weerasethakul (tailandese, conosciuto per via del
successo a cannes di uncle boonmee who can recall his past live, amatissimo da
tim burton).
con il senno di poi mi spiace non essere riuscito a
vedere nessun film di ulrich seidl, radicale e contestato regista austriaco.
werner herzog ha detto di un suo film (animal love / tierische liebe / Austria,
1995, 114 '): "non ho mai guardato l'inferno in modo così diretto".
segue foto ironica andata sulle riviste polacche del nostro amico roman gutek e ripresa amatoriale mia di un trasporto di una vasca da bagno sotto il nostro hotel.