sabato 30 agosto 2014

venezia / giorno due e tre: in cantina

Essendo qui più che altro a lavorare purtroppo riesco a vedere solo pochi film. Il giorno due ho visto solo un documentario, alle 22.00 in una sala Darsena drammaticamente vuota.  Era un po' uno dei film che aspettavo da tempo (per il regista ma anche perché mi interessano molto le cantine - giuro). Il film è questo:

Im Keller (in the basement) di Urlich Seidl che, reduce dalla trilogia di Paradise, realizza un film che è un po' un saggio delle sue tematiche e della sua poetica (che molti sbolognano come "provocatoria" -c'è certamente anche quello). E' un documentario (molto messo in scena, ma qui è necessario) sulla cantina come luogo (fisico e simbolico) dove nascondere o contenere le proprie perversioni, la parte più intima e più grottesca di sé. Nessuna musica, una bellissima fotografia che rende iperrealistiche le immagini: la prima parte è nettamente superiore alla seconda, dove le perversioni sessuali hanno il totale sopravvento (alcuni frangenti non sono così semplici da vedere, tipo: un guardiano teatrale cui piace sentirsi sessualmente dominato che lecca water, doccia, e altre simpatiche cose e a un certo punto viene sollevato per le palle, letteralmente, dalla propria mistress. e mi fermo qui). almeno due personaggi però rimangono ben impressi: un ex cantante lirico che in catina va a tenersi in allenamento con le armi da fuoco e un nostalgico nazista che usa la cantina per suonare strumenti a fiato e vedersi con gli amici. La seconda parte a me, personalmente, ha un po' stancato, forse perché la più smaccatamente provocatrice e quella in cui Seidl sembra divertirsi di pù a fare il Seidl.  Vi lascio qualche immagine (fotograficamente il film non perde un colpo) e QUI una bella recensione dell'Hollywood reporter.





Voci di corridoio (italiane e non) lodano in coro l'italiano Anime nere di Francesco Munzi, mentre il nuovo film di Xavier Beauvois Le rancon de la gloire sembra aver diviso in due tutti: ai più snob -quasi tutti francesi- è sembrato essere piuttosto commerciale e inutile, ad altri invece (perlopiù italiani, spagnoli e latinoamericani) è vagamente piaciuto. Non lo consiglierei in ogni caso.
il terzo giorno vedo la commediola di Peter Bogdanovich She's funny that way (fuori concorso): un omaggio alla screwball comedy (sin dai titoli), prodotta da Wes Anderson e Noah Baumbach, con un cast che recita sopra le righe ma che diverte (doppiato il film rischia di diventare un cinepanettone leggermente evoluto) nonostante la mole di coincidenze e le falle di sceneggiatura. Il personaggio di Owen Wilson sembra scritto per Woody Allen (cui infatti sembrava spettare la regia fino a un certo punto). L'avessi visto su un computer e doppiato avrei probabilmente abbandonato dopo mezz'ora ma in una sala Darsena (seppur mezza vuota, ancora) che applaude alle battute e ride di gusto tutta all'unisono è stato un piacere. Cameo ndivertente di Quentin Tarantino nel finale.

alla sera sono un po' stanco per la giornata piena ma provo lo stesso a vedere The Humbling di Barry Levinson (dormirò solo 10 minuti). E' tradizione mia e di Jon andare a vedere un film per Al Pacino, e anche questo anno non ne restiamo delusi. Basato su un romanzo di Philip Roth dalla trama simile a Birdman mescolato con una specie di Lolita, il film poggia sulle solide spalle di Al Pacino (che spazia da monologhi alla shakespeare con voce gutturale a bofonchiamenti comici nella sala d'attesa di un veterinario) e di Greta Gerwig (se riuscite recuperate Frances-Ha, a proposito). Come nel caso precedente sarà invedibile doppiato. Niente di ecclatante in ogni caso, ma essendo arrivato a film inziato mi sono dovuto sedere nella prima fila all'estrema destra dello schermo per cui non ero nelle condizioni ideali per giudicare molti aspetti: rimando alla recensione del Variety.

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