lunedì 16 aprile 2012

cronache dal cineteatro di via volta

fuori tempo che pare autunno, tutto calmo e grigio.
al palazzetto la festa di tutte le parrocchie di cologno riempie il parcheggio e le bocche col buffet da mondi più o meno lontani.
i muppet divertono una ventina fra piccoli spettatori e loro mamme (i papà son sempre meno chissà perchè) e i loro colorati ombrelli arredano l'atrio. all'intervallo un bimbo mi porta un numero 5, una bimba cerca un cestino per i suoi popcorn ormai finiti, e le cicche no, non ci sono, al cinema si pensa prima alle poltrone. intervallo finito. i bimbi escono contenti, le mamme un po' meno, tranne due o tre entusiaste: i muppet si sa dividono da sempre.
e da sempre dividono anche le verità su piazza fontana. per confrontarsi con quella raccontata da marco tullio giordana in romanzo di una strage vengono in tanti, più di cento, favoriti dal tempo, forse, spinti, forse anche, dall'indignazione per l'ennesima asoluzione in un processo di strage: è di oggi la notizia che i famigliari delle vittime dovranno partecipare al pagamento delle spese per il processo che ha assolto in appello i quattro imputati.

La verità sulla strage di piazza della Loggia si allontana sempre più, in una dissolvenza incrociata di tre inchieste a carico prima di neofascisti bresciani, poi milanesi, infine ordinovisti veneti; di undici sentenze senza che si sia trovata la verità, a quasi 38 anni da quella mattinata piovosa del 28 maggio del '74 in cui furono uccise otto persone e altre 108 rimasero ferite dall'esplosione di una bomba nel corso di una manifestazione antifascista promossa dai sindacati nel cuore del dibattito politico della città lombarda.
I quattro assolti. I giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia, dopo quattro giorni di camera di consiglio, hanno impresso un doppio sigillo all'assoluzione dell'ex ispettore di Ordine nuovo per il Triveneto, il medico veneziano Carlo Maria Maggi; dell'ex ordinovista (e ora imprenditore in Giappone) Delfo Zorzi; di Maurizio Tramonte, ex collaboratore del Sid, e del generale dei carabinieri Francesco Delfino, nei giorni dell'eccidio capitano, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia e accusato di aver saputo della strage imminente e di averla assecondata. Per loro il procuratore Roberto di Martino e il pm Francesco Piantoni avevano chiesto l'ergastolo. Entrambi sono detti "sereni perché è stato fatto tutto il possibile". "Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia", ha commentato il procuratore Di Martino. La Procura attenderà il deposito delle motivazioni per decidere
se ricorrere in Cassazione.
I nomi delle vittime. La bomba, collocata in un cestino dei rifiuti in piazza della Loggia, da sempre cuore della vita della ricca cittadina lombarda, esplose alle 10.12 del mattino nel mezzo di una pacifica manifestazione antifascista, organizzata per esprimere rifiuto e condanna della violenza eversiva dopo una sequela di episodi violenti di marca neofascista che da settimane turbavano la sicurezza della cittadinanza e della democrazia. L'ordigno uccise otto persone e ne ferì 108. Ecco i nomi delle vittime: Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante; Livia Bottardi Milani, 32, insegnante; Euplo Natali, 69, pensionato; Luigi Pinto, 25, insegnante; Bartolomeo Talenti, 56, operaio; Alberto Trebeschi, 37, insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, 31, insegnante, e Vittorio Zambarda, 60, operaio.
Parti civili condannate a spese. I giudici, sulla scorta di un uso che ha preso piede ormai da qualche tempo, hanno condannato tutte le parti civili al pagamento delle spese processuali. Una cifra che sarà modesta, poiché di attività istruttoria che comportasse costi non ne è stata fatta, ma che suona comunque come una beffa per chi per tutti questi anni ha chiesto incessantemente giustizia.
                                                                                            da LaRepubblica.it

e anche se la verità di giordana ha fatto storcere il naso a molti ha indubbiamente il pregio, non da poco, di riaprire la memoria, in attesa che lo stato ci dica finalmente la verità.

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