NIGHT
MOVES di Kelly Reichardt (112' - In concorso) mi ha fatto dormire
profondamente e un po' gli sono grato per questo. Per il resto è una storia cupa
di tre ambientalisti radicali capitanati dal Jesse Eisenberg del The Social Network. Se la regista non lo presentasse come "thriller
sull'ambiguità dell'essere umano" sarei più bendisposto, in ogni caso la
mia indifferenza credo sia dovuta più al mio sonno che non alla qualità
del film che dovrei rivedere ma anche no (non mi è sembrato memorabile).
THE ZERO THEOREM di Terry Gilliam
(107' - in concorso) certamente non vincerà il Leone e certamente non è
il miglior film di Terry Gilliam. E' un po' un minestrone delle idee
(direi quasi fissazioni) politico satiriche di Gilliam sulla
realtà contemporanea. E all'apparenza le sue idee sono rimaste più o
meno le stesse dai tempi dei Monthy Python. Qualche momento funziona
bene, qualche attore pure, però nel complesso non è un film imperdibile nonostante qualche bella intuizione, la bellezza (e bravura)
sconcertante di Mélanie Thierry, un Christoph Waltz pelato e
depresso e un grottesco momento rap di Tilda Swinton. E' in qualche modo un film speculare al precedente Doctor Parnassus e tra quelli in questa sezione INDIFFERENZA è comunque il migliore.
UNDER
THE SKIN di Jonathan Glazer (107' - in concorso), regista affermato e
celebrato di videoclip musicali (tra cui citiamo almeno Karma Police dei Radiohead), è un film molto visivo, poco parlato, che le tenta tutte
per guadagnarsi l'aggettivo di "conturbante": dalle luci alle atmosfere,
dalla recitazione di Scarlett Johansson alle musiche e i rumori. Dormo
bene anche qui, ma qui devo proprio riprovarci perché potrei davvero sbagliarmi.
Si vede comunque un po' troppo che il regista viene dai videoclip e
molte scene sembrano forzate narrativamente per arrivare alle "belle
immagini", con controluci, pavimenti luminosi e compagnia bella.
SORCERER - IL SALARIO DELLA PAURA di William Friedkin (restauri / classici) non è
un brutto film, anche se dai primi minuti si capisce che subisce -un po' troppo- il peso
degli anni Settanta: zoomate, musica e compagnia bella. E' un remake (perdibile) di un capolavoro di Clouzot imperdibile. William Friedkin, amichevolmente chiamato Zio Bill, riceve a questo giro il Leone alla Carriera.
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