venerdì 8 febbraio 2013

berlino giorno due / la casa della radio

Un nevischio panna cancella la punta della torre in Alexander Platz, la temperatura è scesa e il mio programma salta subito perché alle 9.50, quando arrivo per prenotare i biglietti, mi accorgo che sono in ritardo: è tutto prenotato per oggi e per domani.
Anche chi ha l'accredito deve passare e prenotare i biglietti. E a quanto pare ci siamo svegliati tardi.
Non ci facciamo scoraggiare troppo: anche senza biglietto, arrivando un po' prima e facendo la coda, c'è sempre la speranza di poter entrare.
La maison de la radio  sezione: Panorama dokumente
Documentario sulla radio francese. Il regista di Etre et Avoir (da vedere se non già visto) cesella con un montaggio perfetto e uno sguardo registico ironico e coinvolgente le ministorie che si consumano nele vicende dietro le quinte delle trasmissioni radiofoniche. Come nei suoi documentari precedenti è profonda l'umanità che riesce a trasmettere in modo asciutto e diretto. Da vedere, assolutamente in lingua originale.

Lamma Shoftak (When i saw you) sezione: Forum
Un film giordano-palestinese interessante, solido e solidamente appoggiato sulle performance degli ottimi attori. La regia di Annemarie Jacir calibra con cura movimenti di macchina e mostra ottime intuizioni che purtroppo vanno a mescolarsi con qualche immancabile cliché.

Falliamo poi nel tentativo di entrare a vedere il film di wong kar wai al friedrichstadt-palast. foto da fuori del cinema in cui non riusciamo ad accedere a seguire:

Something in the way   sezione: Panorama
Un film che non verrà mai visto nella patria indonesiana del regista Teddy Soeriaatmadja per motivi di censura. Un film atipico, una sorta di miscela di tre film: 20% Taxi Driver, 50% Drive e il restante 30% Shame. E', di fatto, una storia di un amore ai margini della società (tra un tassista amante dei pornazzi e una prostituta) che sfocia in film di genere. Lo stile è personale, la fotografia sporca, allucinata, e quasi tutto è filmato in notturna con un'attrezzatura molto agile. Anche qui qualche cliché di troppo ma mi sembra un film fresco, onesto, energico, scattante e diretto (sono l'unico a pensarla così nel il mio gruppo). Ottimi gli attori. Finalmente un regista che non se la mena troppo (ha autoprodotto il film, raccogliendo soldi guadagnati girando spot pubblicitari ben sapendo che non avrebbe mai potuto circolare nel suo paese): durante il Q&A (question and answer) una critica francese dandosi un tono molto francese e con una pronuncia molto francese dice "Ho notato un stile di regia sospeso tra Godard in particolare e la nouvelle vague in generale, e un po' dogma, specie nella scelta delle lenti della macchina da presa", Teddy risponde "boh, non ho visto molti film della nouvelle vague, nè di Dogma, però posso dire con certezza il motivo della scelta delle lenti: erano quelle che costavano meno e mi sembravano funzionare bene".
allego foto del q&A nella sala 8 del cinemaXX (eravamo in ultima fila)


domani (giuro) sveglia alle 7.15, sperando di riuscire a prenotarmi per qualche film di retrospettiva. Ho già recuperato i biglietti per il nuovo film di Gus Van Sant (non ho troppe aspettative però) alle 20.15 e -soprattutto- il nuovo film (terzo ella splendida trilogia Paradise) di Ulrich Seidl alle 23.15 (mi berrò una ventina di litri di caffé), entrambi in competizione.

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