domenica 10 febbraio 2013

berlino giorno quattro / un giorno retrospettivo

Immancabilmente in ritardo non trovo nessuno dei biglietti che ho pianificato di ritirare. Poco male: il bello del festival é proprio il "capitare"' in proiezioni non desiderate di film di cui non si sa nemmeno la nazionalità.  Altrimenti si rimane sempre arroccati su gusti e pregiudizi immutevoli.
Capita: entriamo per caso a una proiezione di uno splendido documentario sulla storia indonesiana trasfigurata in modo surreale, prodotto da erroll morris e werner herzog: The act of killing. Un film potentissimo e nuovo, che richiama S21 - la macchina di morte dei khmer rossi di Rithy Panh ma che trasfigura l'incontro assassini-vittime in una sorta di autocelebrazione grottesca di un nazismo che è uscito vincitore dalla storia scritta. Un film imperdibile che spero verrà distribuito in Italia.

Detto questo il mio é un giorno retrospettivo e introspettivo.
Introspettivo perché sono da solo in tutte le proiezioni. Retrospettivo perché vedo solo film della retrospettiva, tutto il giorno.
Le due cose sono più collegate di quanto possa sembrare: in pochi vogliono vedere vecchi film mentre vengono proiettate prime visioni, ergo: sto da solo.

Le Golem (1936)  (in pezzi, in francese e su youtube, disponibile qui)
Vale solo per la gigantesca performance attoriale di Harry Baur nella parte dell'imperatore cattivo e questo comporta che il fascino dei personaggi negativi sia nettamente superiore rispetto alla sciattezza dei "buoni" e del loro Golem: una via di mezzo tra Hulk, Gesù Cristo, Robocop e Mastro Lindo, mezzo uomo mezza macchina. eccolo:
Quando entra in scena lui a 20 minuti dalla fine la tenuta del film frana insieme alle scenografie di cartapesta.

Einmal eine grosse dame sein (1934)
Operetta musicale diretta da Gerhard Lamprecht (celebre soprattutto a Berlino): passato lo shock iniziale, forse giustificato (immaginate canzoncine del 1936 in tedesco: l'inizio del film è questo, capitemi...) il film diventa divertente, diretto con garbo e recitato con autoironia. Certo bisogna essere dell'umore adatto, a me va bene stavolta. Precisazione: la gente del film parla cantando proprio, non é che si ferma l'azione del film.

M (1951)

Il remake americano dello storico film di Fritz Lang viene presentato dal figlio del produttore, che avrà più di 80 anni.  Ci dice che la pellicola fu girata nella "dark side" di Los Angeles, a Bunker Hill, e fu finanziata da una banca e da alcuni privati; quando viene fuori la voce che il regista Joseph Losey era comunista, il produttore viene convocato dalla banca e invitato a cambiare tutta la troupe. Lui rifiuta. Qualche giorno dopo l'uscita del film c'é uno sciopero per strada per protesta contro il film fatto da una troupe presunta comunista: e così non verrà praticamente mai visto in USA. 
Uno strepitoso bianco e nero di Lazslo, un'atmosfera noir in cui si muovono attori impeccabili. Almeno due scene da antologia: tra queste una notturna in una stanza con manichini abbandonati che anticipa Il bacio dell'assassino di Kubrick. 
Un remake di un capolavoro che non sfigura al confronto dell'originale (di cui ricalca un buon 80%), all'altezza della fama di Joseph Losey, di cui si consiglia di vedere, tra i tanti Il servo e Eva.

Pièges  (1939)
Personaggi eccentrici per un film eccentrico. tra tutti svetta Eric Von Stroheim nella parte di uno stilista svitato e fallito. Una pellicola metà giallo metà commedia. Meglio nei momenti solo comici (la competizione culinaria) o solo di tensione. Non il migliore film del grande Robert Siodmak, anche se l'eroina-detective donna è insolita e ben trateggiata fino a quando ingiustificatamente scompare dalla scena diventando di colpo personaggio di fondo.... di Siodmak si consigliano, tra i tantissimi: I gangster e La scala a chiocciola

Tornando a casa sulla metro, cambio ad Alexander Platz, e come sempre incontro teenagers con birre in mano. Il freddo sembra forzarli a stringere le bottiglie più forte e io mi accorgo di:
- essere stato 2 ore in coda e 8 in sala
- essere stato in sala sempre da solo
- di non essermi mai addormentato nemmeno un minuto (le visioni da festival implicano sempre o quasi una breve e controllata pennichella al giorno)
- che la realtà non è in bianco e nero né in 4:3
- che un po' mi dispiace
- che il fatto che mi dispiaccia e che stia facendo questi pensieri non  é solo segno della introspezione suggerita dalla giornata retrospettiva ma anche sintomo che sono decisamente stanco.

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