martedì 6 settembre 2011

Venezia mostra del cinema | 6 settembre

h 11.00, Sala Darsena

Wuthering heights regia di Andrea ArnoldIl romanzo di Emily Bronte diventa, nelle mani della regista britannica, una storia d'amore e di diversità di classe in cui la natura subentra come protagonista principale. E' un film sensoriale, fatto di terra, pioggia, insetti, rumori. Nessun commento musicale, pochi dialoghi (trascurabili e melodrammatici): i luoghi e i ricordi contano più della trama. Gli attori hanno l'accento della working class contemporanea, Heathcliff è di colore, nessun attore famoso, schermo (finalmente) in 4:3, fotografia curatissima, e la storia d'amore è raccontata senza nemmeno un bacio. Una ventina di minuti in meno non avrebbe tolto nulla al film, rendendolo più asciutto e concentrato: per ora forse il migliore in concorso (peccato che l'ultima parte e soprattutto la canzone finale facciano cadere un po' il livello).
trailer



h 14.30, Sala Perla
premessa: Artavazd Pelešjan è un regista armeno (nonché teorico del cinema) di documentari spesso definiti "poetici", che talvolta sfiorano il film sperimentale.Vremena goda / T'arva yeghanaknere (The seasons) regia di Artavazd Pelešjan, 1975Le stagioni della vita simboleggiate e rappresentate attraverso il lavoro dei pastori e dei coltivatori. vedi quiŽizn'/Kyanq (Life) regia di Artavazd Pelešjan, 1993Toccante e brevissimo (7'): i volti di donna colti nell'atto di partorire diventano metafora del mistero della vita. vedi quiil silenzio di Pelešjan regia di Pietro MarcelloDocumentario sul regista armeno e sul silenzio dei suoi film. Peccato che quello di Marcello (regista de La Bocca del lupo e Il passaggio della linea) sia invece parlato con una voce off retorica e pretenziosa. E sì che viene anche citata una frase di Pelešjan che dice: "Le parole sono un atto di violenza". Nessuna intervista, musica didascalica, materiale di repertorio montato in modo narcisisticamente creativo, non dicendo niente sul regista armeno ma molto su quello casertano, che sembra evitare di sfornare un documentario funzionale ma tradizionale, preferendo farne uno sperimentale ma autocelebrativo. Piacerà sicuramente a Ghezzi (presente in sala con Marcello e la produzione) e di conseguenza alla critica italiana, forse meno a Pelešjan (anche lui presente in sala).

h 19.30, Sala Darsena
People mountain people sea regia Cai ShangJun
E' il film a sorpresa, e la sorpresa raddoppia quando la proiezione viene interrotta a causa di una sinistra puzza di bruciato (interruzione di 30 minuti e regista in sala preoccupato perchè pensa che tutti stiano abbandonando la proiezione a causa del film). People Mountain people sea è lentissimo e molti ne approfittano effettivamente per abbandonare la sala. E' un noir ridotto all'osso, la storia di un uomo alla ricerca dell'assassino del fratello minore (una discesa agli inferi -che culminano in una miniera sotterranea-). Fotografia splendida, pochi movimenti di macchina, poca credibilità di sceneggiatura, livello bassino di empatia con personaggio e storia.

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