sabato 1 settembre 2012

venezia / primi 3 giorni


apro la mia quarta volta di fila alla mostra del cinema di venezia (la prima da giurato Cicae per la sezione orizzonti) con un film italiano. mi riprometto di essere molto sintetico, questa volta, nel parlare dei film. cercando ovviamente di non anticipare a chi daremo il premio.



gli equilibristi

di ivano di matteo

orizzonti

il pubblico in sala sembra essere interessato soprattutto alla prova -niente male- di mastandrea, attore principale di un film con poche idee e quasi nessuno sviluppo che piace a molti italiani ma che -giustamente- viene bollato dalla combriccola di amici stranieri come "fiction televisiva". è tra quelli in concorso per il nostro premio, quindi non vado oltre.



la città ideale
di luigi lo cascio
settimana della critica
piacevole sorpresa questo film insolito che segna l'esordio alla regia di lo cascio -anche ottimo attore principale-: divertente e coinvolgente, con un finale sospeso che ben si addice al viaggio kafkiano di un protagonista schiacciato dall'inverosimilità della sua versione all'interno dei meccanismi e delle burocrazie della legge.

pinocchio
di enzo d'alò
giornate degli autori
il film è anticipato da una serie di corti al femminile, sotto il nome di women's tales (prodotti all'interno del progetto MIU MIU da miuccia prada, sponsor delle giornate degli autori. si tratta di una markettona inguardabile e fastidiosamente e maschilisticamente etichettata come "sotto il segno della creatività femminile". l'unica prova almeno registicamente dignitosa è quella di lucrecia martel, per il resto si tratta di spot patinatissimamente inconcludenti e irritanti).
la storia di pinocchio è ovviamente proposta con tagli e selezioni: la prima parte è piuttosto lenta e non particolarmente originale, mentre la seconda è coinvolgente e a tratti ammaliante grazie anche agli splendidi disegni e a un'attenzione cromatica davvero formidabile. il paese dei balocchi che appare "dopo aver mangiato dei cioccolatini" è psichedelico e intrigante. bellissime le musiche dell'applaudito e rimpianto lucio dalla.

paradise: faith
di ulrich seidl
in concorso
secondo capitolo di seidl dopo paradise:love sull'analisi dei "paradisi morali" creati dall'uomo all'interno della sua realtà. questa volta tocca alla fede religiosa, vista nel film come totale e totalizzante: la protagonista ha con dio (o meglio con il crocifisso e con l'idea di dio) un rapporto univoco che coinvolge tutta la sua vita, anche quella fisico/sessuale (il film inizia con lei che si frusta di fronte a lui). è forse in realtà un film sulle "dipendenze", fisiche e psicologiche. la regia è asciutta e graffiante, molto "austriaca", con momenti di rara potenza e bellezza.
ovviamente ho sentito -ma ignorato per pigrizia, confesso- le relative immancabili polemiche.

bad 25
di spike lee
fuori concorso
mi chiedono "com'è il documentario di spike lee su michael jackson?"
rispondo "è un documentario di spike lee su michael jackson"
nel senso che è esattamente come ve lo aspettate. molto televisivo, con momenti divertenti, ovviamente consigliato ai fan di jackson, con qualche grosso sospetto che si tratti di uno spottone dell'album bad 25 di jackson (il cui poster è presente dietro tutte le persone intervistate). che  tuttavia non credo abbia bisogno di uno spottone viste le vendite. 
facilmente camuffabile come "atto d'amore di lee per jackson".

wadjda
di haifaa al mansour
orizzonti
storia semplice ma profonda di una bambina un po' più coraggiosa delle altre, il cui sogno è comprare una bicicletta in un posto dove in bici è sconveniente andarci, per una donna. "osa" sognare una bicicletta, dice qualcuno, giustamente, in sala. attraverso la storia di wadjda (bravissima la giovane protagonista -in sala davanti alla standing ovation non riesce a smettere di piangere), la regista descrive la situazione femminile in arabia saudita con grazia e leggerezza (e si tratta di un'opera prima). qualche cliché non intacca l'importanza di questo film: il primo interamente girato in arabia saudita e il primo lì girato da una regista donna. 

karumen kokyo ni kaeru (carmen comes home)
di keisuke kinoshita
retrospettive
primo film a colori giapponese (1951). al di là di questo, è un film molto statico, fatto di dialoghi e di relazioni tra persone conservatrici e ragazze spigliate. confesso che mi sono addormentato -non per colpa del film, credo-.

porcile
di pierpaolo pasolini
retrospettive
restaurato dalla cineteca di bologna con soldi della medusa, il film di pasolini è  pasolinianissimo. l'episodio ambientato ai piedi dell'etna è visivamente memorabile, il resto è secondo me è un po' troppo retorico e alcune parti faccio proprio fatica a digerirle (per esempio una coppia di amanti che dialoga in rima, mettendo spesso "trallalla" alla fine della propria battuta).

el sheita elli fat (winter of discontent)
di ibrahim el batout
orizzonti
sugli avvenimenti di piazza tahrir consiglio di guardare il bel documentario si stefano savona: tahrir 
il tema è lo stesso ma il modo in cui viene affrontato (chiramente sto confrontando un documentario con un film di finzione, quindi con le dovute differenze) è completamente diverso: è diretto, di pancia. qui il film di el batout si perde nella messa in scena facendo scemare l'attenzione per il tema. è un film lento e macchinoso. qualcuno in sala dice "tipico per la sezione orizzonti".
 
è stato il figlio
di daniele ciprì
in concorso
sicilianissimo esordio senza maresco per daniele ciprì. grottescamente divertente e piacevole, con una fotografia che è certamente la migliore vista finora e molto probabilmente una delle migliori del festival. molte scene sono memorabili e la prova "regia" passa ampiamente l'esame anche senza franco maresco. 

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