venerdì 14 febbraio 2014

berlinale / giorno sette: gli altri due e quanto è bella Marlene Dietrich

Concerning violence è un documentario di Göran Hugo Olsson nella sezione Orizzonti Dokumente. Al contrario di Nymphomaniac è un film su cui parto prevenuto in positivo (le aspettative che ho prima di un film purtroppo mi influenzano molto il giudizio..): il regista svedese ha diretto il bel
The black Power Mixtape (si può vedere su youtube in 7 parti QUI) e utilizza sempre materiali d'archivio molto belli (e il trailer, qui di seguito non sembra smentire)
E' un documentario interessante sui movimenti di decolonizzazione africani proposti seguendo il testo (del 1961 ma pubblicato solo molti anni dopo) di Frantz Fanon The wretched of the earth. Il materiale d'archivio è ben montato e coinvolgente ma faccio fatica a lungo a mettere a fuoco il motivo per cui non mi sia del tutto piaciuto (e chiariamo: vale senza dubbio una visione). Certamente il continuo apparire di frasi "importanti" scritte su metà dello schermo (vedi già nel trailer) e la pomposa e un po' incazzata voce off di Lauryn Hill mi risultano alla lunga un po' didascalici. Alcuni punti del testo (e i concetti) così estrapolati e decontestualizzati per diventare slogan mi sembra che si banalizzino. I nove capitoli saltano da uno stato all'altro, da un anno all'altro, toccando alcuni argomenti molto interessanti in pochissimi minuti (Burkina Faso) senza mai sviscerare la complessità storica di ciascun episodio. I primi oltretutto sono molto più brevi degli ultimi e il film risulta molto sbilanciato. Il capitolo finale mi è sembrato vagamente ipocrita: la morale è di lasciare l'Africa agli africani e non proporre modelli occidentali, lasciando loro la possibilità di trovare una nuova forma di modello per gestirsi politicamente e socialmente, crescere, raccontarsi. Al di là della forse non originalissima morale (magari nel 1961 nuova ma oggi forse s'è anche già sentita), e al di là del fatto che non mi piacciono i film che non hanno dubbi su cosa sia giusto e cosa no (anche quando sono d'accordo con ciò che dicono), la domanda è: c'è bisogno di un regista svedese e della voce di Lauryn Hill in un film perfettamente in linea con la più tradizionale cinematografia europea per lasciarci questo messaggio? anche l'Hollywood Reporter solleva questa critica. Pappappero.

Il mio tentativo di vedere sei film nell'ultima giornata fallirà miseramente in uno scontro con il mio mal di testa e la lunga fila per vedere (mi diranno essere bellissimo) 20000 days on earth scritto da Nick Cave su se stesso (CLIP). Tra l'altro dobbiamo fare anche i bagagli. Però prima, alle 19.45 vedo il mio ultimo film (e quinto della giornata) alla Berlinale. Sezione retrospettiva: Shanghai Express del grande Josef Von Sternberg con la diva Marlene Dietrich. Sono passati più di ottanta anni e il film è fresco e coinvolgente come allora: diretto in modo da alternare pause romantiche, gag da slapstick, battute e toni da commedia, e film d'azione e avventura. Il duo Dietrich-von Sternberg funziona a meraviglia, i personaggi di contorno sono perfetti, la fotografia di Lee Garmes stramerita il premio Oscar che poi ha vinto. QUESTO VIDEO rende un po' l'idea del tutto.
Vedendo la Dietrich muoversi come una pantera e galleggiare nell'aria si esce un po' dal tempo, dallo spazio e dal mal di testa. 


E bisogna tenere presente che al suo fianco (nel film la Dietrich interpreta una prostituta d'alto borgo che viaggia con una "collega" cinese su un treno Pechino-Shanghai durante la guerra civile cinese) ha la bellissima Anna May Wong, la cui vita merita certamente un romanzo (io mi sono appassionato un casino anche solo leggendo Wikipedia QUI).


ps per amanti dei costumi i costumi della Dietrich nel film oltre a essere bellissimi e elaboratissimi si possono vedere (alcuni) nel bellissimo museo del cinema di Berlino.
ps per amanti di Tarantino la scena di Django Unchained con Di Caprio che dice "avevate la mia curiosità, ora avete la mia attenzione" cita una battuta di questo film di Von Sternberg.

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