sabato 8 febbraio 2014

berlinale / giorno tre: is the man who is tall happy? e i demoni del cinema di hong kong

Dopo due film usciti un po' in sordina (Mood indigo- la schiuma dei giorni e -specialmente- The we and the I che invece secondo me era molto bello e avrebbe meritato più attenzione, in Italia ma non solo) Michel Gondry ritorna con un piccolo documentario-intervista a Noam Chomsky realizzato nel corso degli ultimi anni in modo intimo, con pochissimi mezzi di ripresa ma tantissime idee visive e una forma assolutamente nuova: si tratta di un film d'animazione, verrebbe quasi da dire di "illustrazione" a un'intervista.
Gondry come suo solito pesca stimoli negli albori del cinema (per molti versi ricorda il corto Phantasmagorie di Emile Cohl, 1908) per realizzare qualcosa di nuovo, fresco, leggero e allo stesso tempo pieno di significati, raffinato e coinvolgente. Con immagini assolutamente uniche e un'animazione tanto semplice quanto poetica (e con una lunga lavorazione, vedere per credere) Gondry "anima" Chomsky e le sue teorie e idee, ma anche i suoi desideri e i suoi "piaceri", parlando di ispirazione, di linguistica, di aneddoti, di politica e di tanto altro.
E' il mio film preferito finora, ecco il TRAILER e la bella locandina (per dovere di cronaca vi informo che la BBC mi ha intervistato a riguardo, ecco perché ho scritto cose con una parvenza di serietà: mi ero calato nella parte):


Mi capita poi fra le mani un articolo da cui non mi riprenderò: Werner Herzog sta lavorando a un film con, tra gli "attori", Pamela Anderson e Mike Tyson. Cerco di non pensarci.

Dopo un momento di relax con alcuni miei amici che non vedo da tanto tempo, in Alexander Platz mi aspetta, al cinema Kubix -che infatti è molto cubico-, un film che Jon mi obbliga a vedere perché prodotto da Terrence Malick: si tratta di The better angels di A.J. Edwards, che racconta uno stralcio di vita nell'infanzia di Lincoln (sezione Panorama). Una fotografia in bianco e nero ammaliante e una regia che deve molto all'ultimo Malick (sembra quasi ripeterla) ma che non si lascia andare nel troppo che stroppia nemmeno nell'uso delle voci fuori campo. Alcune tematiche pervadono lo schermo seguendo il ritmo delle stagioni: Il rapporto del piccolo Lincoln con la natura, con il ruvido padre, con l'amore profondo per le due figure per lui più importanti (la mamma biologica e quella che lo ama e lo cresce dopo la morte della prima). Qualche momento è un po' troppo solenne e enfatico, mentre la recitazione non è sempre azzeccata (Diane Kruger è bellissima e bravissima ma è completamente fuori parte) con una musica un po' troppo pomposa. Molto Malickiano (?) e allo stesso tempo molto meglio di To the wonder

Per concludere in bellezza andiamo allo Zoo Palast che ha appena riaperto i battenti dopo tanti anni (ed è bellissimo e con poltrone comodissime) a vedere un film di Dante Lam, maestro del cinema d'azione di Hong Kong e "erede" di John Woo. Si tratta di Mo Jing (The demon within) ed è uno di quei casi in cui il TRAILER parla da sé. E' la storia di un poliziotto che salva la vita, donandogli il sangue, a uno dei capi dei criminali e da allora tutti i fantasmi del suo passato (che non sono pochi...) fanno esplodere le sue fragilità psicologiche già evidenti (e quasi sempre connesse al fuoco: suo papà muore bruciato durante una manifestazione contro la polizia e lui stesso, giocando con un fiammifero da bambino, aveva dato fuoco a casa sua uccidendo il nonno e la nonna). La morale del film, ne concludiamo, è: meglio non giocare col fuoco e con i film di hong kong di nuova generazione. La fotografia è scadente, gli effetti speciali tra il grottesco e quel comico involontario che è sempre un piacere vedere, ma del resto si tratta di un film di genere che di più non si può, capace di scene di rara poesia (una vecchia fa cadere un cesto di arance giù per una via e tutti la aiutano) subito dopo un inseguimento sulle impalcature di un palazzo con conseguente esplosione di due macchine, di una pompa di benzina, di due negozi, di uno specchio con visioni demoniache e così via, a catena, fino a quando non bruciano vivi anche due uomini. Certo lo schermo che si tinge di rosso ogni volta che parte il delirio del protagonista non era del tutto richiesto, ma tutto sommato ci lascia diverse perle su cui giocarci le gag della serata.


E Herzog forse in questo momento sta dando il ciak a Pamela Anderson e Mike Tyson. 







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