giovedì 13 febbraio 2014

berlinale / giorno sette: i primi tre di oggi poi, con lentezza zen, gli altri

Colto da ansia di prestazione da giornata finale mi dirigo verso la fila che porta al film in competizione La tercera orilla, girato tra l'Argentina, la Germania e l'Olanda da una regista argentina. La sinossi non promette niente di buono ma è anche vero che tutte le sinossi del catalogo (per come sono scritte) non sono redatte in modo da stimolare la visione, mai.

Prima di entrare in sala vedo questa foto appesa fuori dalla sala (per Von Trier ogni occasione è buona per far parlare di sé: è il miglior marketing di se stesso - qui ovviamente in risposta alle polemiche di Cannes la sua maglietta recita "PERSONA NON GRATA - official selection Cannes").  ps: Uma Thurman è bellissima qui e bravissima nel film.


ecco il TRAILER del film di cui vi parlavo prima di vedere questa foto.
La regia è rigorosa e gli attori molto bravi ma manca qualcosa alla storia e lo snodo narrativo più importante è un po' forzato. Per farla breve (e banalizzandola molto) è la storia di un ragazzo che non accetta il nuovo compagno della madre. Niente di che, di certo non tra i migliori visti qui in competizione, ma non un brutto film.

Sono yo no tsuma è un capolavoro sconosciuto (del 1930 - e ovviamente sezione Retrospettiva) del grande Yasujiro Ozu e, accompagnato al pianoforte dal vivo (dalla brava Maud Nelissen), sprigiona tutta la sua dolcezza e poesia. 
Un gangster fa una rapina e poi scappa braccato dalla polizia. Nel montaggio alternato (con stacchi di rara intensità) appare anche una mamma che accudisce una bambina malata che deve sopravvivere alla notte. Il gangster rientra a casa: è il papà della bambina. Un poliziotto lo raggiunge. Ai primi dieci minuti di inseguimenti, strade, ombre, corse, si sostituisce presto un dramma raffinatissimo e dolce, che passa attraverso gli oggetti e gli sguardi (sono pochissimi i cartelloni), uno sbadiglio contagioso (tra il poliziotto e la mamma che lo tiene sotto tiro con due pistole in mano) che unisce e una divisa che divide ma forse non abbastanza. Tutto in una stanza, tutto in una notte. Un piccolo gioiello, commovente nella sua semplicità, diretto da un Ozu già incredibilmente maturo. Si può vedere online (diviso in 5 parti e mandato in onda a fuoriorario a QUESTO LINK) ma sfido chiunque a non emozionarsi mentre si fa buio, parte la proiezione e si inizia a sentire un pianoforte dal vivo.

Xi You (Journey to the west) è il nuovo film (sezione panorama - mediometraggio di 52 minuti di "meditazione," come ci viene presentato) di Tsai Ming Liang, premiato a venezia per Jiaoyou - Stray dog (che a me era piaciuto molto ma che richiede qualche sforzo allo spettatore) e ormai celebrato autore della Seconda New Wave del cinema di Taiwan.
Accanto all'attore feticcio Lee Kang-sheng c'è (poco) il geniale Denis Lavant (a proposito, per chi non l'avesse ancora visto, consiglio Holy Motors) per un film assolutamente insolito, inizialmente spiazzante: un elogio della lentezza e allo stesso tempo quasi un manifesto del cinema di Ming Liang, ma non solo. In tutto saranno dodici inquadrature (di cui alcune credo superino i dieci minuti) dalla calibratissima composizione fotografica: un monaco cammina lentissimo per le strade dell'Occidente (Journey to the west è il titolo di un romanzo del sedicesimo secolo, storico nella cultura e letteratura cinese). La trama è tutta qua, la "visione" potenziamente non si arresta mai.
Si tratta di qualcosa forse di più vicino alla videoarte, ma resta di una bellezza e di un contenuto molto alto che obbliga lo spettatore a vedere le cose da un punto di vista diverso. Almeno per un po'.
Il film è chiaramente parte di una vera e propria serie, intitolata Walker. Ecco un altro corto  del 2012 che rientra in questo progetto VEDILO QUI.

il film lo vedo nello splendido Kino International. Ecco quando presentano da dove lo fanno:

to be continued....

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