martedì 30 aprile 2013

Al cinema d'animazione! Osbourne Cox e Elisa Pagliarani



Al cinema da soli (potrebbe anche diventare il titolo di un blog). Non nel senso di non accompagnati, ma nel senso di essere gli unici spettatori. A vedere Dumbo al cinema parrocchiale Belvedere di Vercelli, un sabato sera di tardo autunno di parecchi anni fa. Io avevo già sui 27 anni, in compagnia di quello di oggi é mio marito. Noi due soli. Nonostante l'età non avevo mai visto il film. Penso di averpianto tutte le lacrime della mia vita. Un film bellissimo.

Osbourne Cox, spettatrice del cineforum di rho
Italia


Erano le vacanze di Natale e io e il mio ragazzo decidiamo di andare a vederci un film. La scelta non era particolarmente vasta, o meglio, esclusi i film di De Sica, Boldi e simili, non rimanevano molte altre opzioni. Essendo particolarmente appassionata di cartoni animati, propongo (impongo) di andare a vedere Le 5 leggende. Scegliere film/cartoni è sempre molto rischioso, per cui prima di decidere preferisco guardarmi i trailer e leggere un po’ di recensioni in internet; così ho fatto nel caso in questione e dopo una piccola (e forse troppo poco approfondita) ricerca mi convinco che sia la scelta migliore: il film mi sembra costruito sulla falsa riga di Shrek e quindi sufficientemente divertente e piacevole anche per un pubblico ormai cresciutello.
Passo a comprare io biglietti nel pomeriggio, sicura così di avere dei buoni posti centrali; la sera ceniamo e poi ci dirigiamo al cinema. Avendo lui offerto la cena, insisto per non farmi pagare i biglietti.
Andiamo dunque, non con poche riserve da parte di lui, al cinema. Appena entrati in sala mi rendo conto che la situazione è critica: l’età media dei presenti è di circa 20-25 anni (questo considerando però nel calcolo anche i genitori accompagnatori). L’innumerevole quantità di sedili rialzanti che si trovano solitamente accatastati all’ingresso della sala sono tragicamente tutti disposti su tre quarti dei sedili per permettere a quei piccoli demoni di arrivare, almeno col naso, all’altezza del sedile davanti. I miei fantastici biglietti centrali ci fanno sedere esattamente in mezzo a questa concentrazione di bambini strillanti ricoperti di popcorn. Il film sta per cominciare e ancora non ho avuto il coraggio di girarmi verso il mio ragazzo che, nel frattempo, non aveva ancora detto nulla; comincio a sentirmi profondamente in colpa e ringrazio il momento in cui (forse spinta da una qualche sorta di potere premonitore) mi sono imposta di offrire io i biglietti del cinema.
Non sto qui a raccontarvi quanto il film sia stato un vero e proprio supplizio; non soffrivo così tanto
da La passione di Cristo, film in latino e aramaico sottotitolato della durata di 2 ore e mezza di cui 90 minuti solo di flagellazione. Fortunatamente il mio sventurato accompagnatore si è addormentato per un bel pezzo di film risparmiandosi quell’iniezione nauseante di diabete che, anche da bambina, mi avrebbe lasciata al quanto disgustata.
Usciamo dal cinema e comincia a crescere in me il timore che decida di lasciarmi lì obbligandomi a tornare a casa a piedi (come biasimarlo). Fortunatamente, dopo tanti sorrisi e qualche mea culpa, riesco a limitare la sua reazione ad un “te il film non lo sceglierai MAI piú!”. A marzo l’ho trascinato a vedere Il mago di OZ

Elisa Pagliarani,
Italia



Nessun commento: