giovedì 18 aprile 2013

Al cinema! Italo Clerici e Paolo Bergonzi



Poteva essere un anno tra il 1970 e il 1973, a una proiezione pomeridiana con una decina di amici o assimilati, in un cinema di Milano di un film che non ricordo assolutamente ma che per il periodo storico poteva essere tipo Piccolo Grande Uomo, Soldato blu o Lo chiamavano Trinità.
Durante la proiezione nel secondo tempo, si sente un po' di agitazione nei posti dietro di me e molte sommesse risate; mi giro e vedo alcuni amici inginocchiati tra la fila di poltrone che, con gli accendini accesi, cercano qualche cosa. "Cosa succede?" chiedo; mi dicono: "Andrea ha perso l'occhio!". In effetti Andrea aveva un occhio di vetro (che credo abbia ancora anche se non ci siamo più visti), ma non pensavo che si potesse perdere.
La maschera chiamata per fare luce con la pila, diceva di fare silenzio, di non prenderlo in giro e sembrava alterarsi. I miei amici lo chiamavano agitati dicendo ripetutamente: "Vieni che Andrea ha perso l'occhio!", ma lui sembrava non volerci credere. Non posso dimenticare la sua espressione inorridita quando ha illuminato la faccia di Andrea che aveva un'orbita incavata e vuota; del resto anche la mia non doveva essere diversa dato che era la prima volta che la vedevo. Dopo un momento di smarrimento, la maschera si è messa a cercare per terra facendo luce e alla fine la sfera colorata mancante è stata recuperata qualche fila più avanti dopo che altri spettatori erano stati fatti alzare e restituita al proprietario.
All'accensione delle luci alla fine del film che era passato in secondo piano un po' per tutti gli spettatori della nostra zona, l'occhio era magicamente al suo posto e, seppure nell'atmosfera surreale che si era creata, il pomeriggio al cinema era stato uno dei più tragicamente divertenti.
Non so ancora adesso come si faccia a pulire un occhio di vetro e non voglio neanche sapere come aveva fatto Andrea a gestirlo così velocemente.   

Italo Clerici,
Italia


A mio padre il cinema piaceva un casino. Poco gli importava che io avessi cinque anni: al cinema Argentina davano rassegne di film fantascienza e dell’orrore e non si poteva proprio mancare.
Quella volta era di fantascienza, e all’ingresso gli avevano fanno un po’ di storie perché io ero troppo piccolo e il film era come al solito vietato ai minori di 14: io ne avevo meno di un terzo. Lui li aveva convinti ancora una volta: “io sono suo padre e garantisco io per lui”. C’erano le navicelle, volavano nello spazio, il papà mi spiegava ogni dieci minuti cosa stava succedendo, ma era tutto bellissimo: a un certo punto una camminava sul soffitto, una magia!  Era 2001: Odissea nello spazio.

Paolo Bergonzi, esercente cinematografico barz and hippo
Italia
 


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