sabato 13 aprile 2013

Finalmente succede qualcosa! (ovvero storie di proiezioni)

Presentando Qualcosa nell'aria al cineforum, mi sono accorto di quanto la visione di un film sia soggettiva e allo stesso tempo fortemente influenzata dalla visione collettiva. Detto così sembra una marzullata bella e buona, lo ammetto. Mi spiego meglio.
Visto in un determinato momento (non dico personale, ma certo, anche quello conta non poco) e in una determinata proiezione/occasione, e insieme a diversi colleghi spettatori, un film può essere visto in modo molto (completamente a volte) diverso. Qualcosa nell'aria lo vidi a Venezia, venivo da tre film molto lenti (Leones, Boxing day e Tango libre: nessuno dei tre poi mai uscito in Italia che io sappia - nessun rimpianto) e mi era sembrato un film leggero, piacevole e con un gran ritmo. A rivederlo mi son dovuto un po' ricredere. C'è anche da dire che alla proiezione a Venezia avevo fatto amicizia con alcuni ragazzi mentre aspettavo in fila all'ingresso e avevo visto il film con loro, chiacchierando un po' nei punti morti (Ghezzi che dormiva come al solito seduto due file più avanti). Le sedie erano comodissime e non escludo di aver dormito a intermittenza. Possibilissimo.
Insomma questa banale riflessione era per provare a lanciare una raccolta di vostri racconti su proiezioni cui siete affezionati o che ricordate per qualche motivo divertente o, perché no, emotivo. Se non volete pubblicare commenti al post per motivi tecnici (in molti non sanno come si faccia e li capisco benissimo) o non volete apparire con il vostro nome potete inviarmeli -bastano anche due righe eh- a francesco.clerici@barzandhippo.com e li pubblicherò nei post seguenti in forma anonima.
Non sto parlando di ricordi legati al film, o non per forza. Semplicemente a proiezioni che per un motivo o per un altro vi sono rimaste impresse. Spesso anche un film molto brutto (direi anzi soprattutto) rimane indimenticabile per averlo visto in una sala piena che diventa una bolgia di sarcasmo.
Intanto ci provo io, dopo aver sfogliato un po' di ricordi. Lascio stare i film involotariamente comici ma che si prendono sul serio, tipo Flowers of war (di Zhang Yimou) o To the wonder (di Terrence Malick), perchè di proiezioni così, che finiscono in risate che alcuni vicini posso prendere in modo più o meno polemico, ce ne sono ad ogni festival e in ogni cinema (ps: e se invece sono d'accordo con voi è uno spasso perché si crea subito un'intimità di sguardi che solo al cinema di fronte a un'esperienza comune può nascere con quelle modalità). 
Scelgo le prime 3 proiezioni che ricordo, per questo o quell'altro motivo.

1) Luogo: Pola Film festival (proiezione all'aperto). Quando: due estati fa.
Per questa esperienza (in realtà a tutta questa estate cinematografica che è poi quella delle mie prime giurie) rimando, per chi volesse, a QUESTO LINK, che comprende anche ciò che sto per raccontare. 
Allora, premetto che gran parte del merito va al luogo: l’anfiteatro di Pola è il sesto più grande al mondo ed è il simbolo della città. Un piccolo (?) colosseo costruito sotto Augusto per ospitare combattimenti tra gladiatori. Oggi ospita le proiezioni all’aperto del Pola Film Festival (e numerosi altri concerti ed eventi). Cinema al posto di gladiatori. Luce al posto del sangue. La faccenda si fa troppo poetica quindi meglio ritornare alla cronaca. Lo schermo è lungo 18 metri e alto 9, il proiettore è un Barco 2k su sistema Doremi capace di proiettare sullo schermo a 76 metri di distanza con una potenza indicibile di Watt. Ok, traducendo: il proiettore è una bella bestia che getta fasci di luce così forti sullo schermo (gigante) che è stato necessario apporre delle barriere (4) per far sì che non sia possibile per il pubblico, nemmeno per sbaglio, guardare con gli occhi direttamente nella luce della lampada. Altrimenti si diventerebbe ciechi all’istante.




Alle ore 23.30 inizia Harry Potter e i doni della morte parte seconda. Filmone. Nessuno del nostro gruppo è un fan di Potter, ma la proiezione è talmente pazzesca che decidiamo di dargli una chance. Attorno a noi, nell’anfiteatro romano che ha visto i gladiatori e il loro più o meno poetico sangue, ci sono 9000 persone che ridono e applaudono a ogni scena d’amore, a ogni bacio, a ogni piccola vittoria o sconfitta del loro beniamino Harry. lo ripeto per motivi di pathos: 9000. Immaginatevi uno stadio di persone che pende dalle labbra di un protagonista. L’attenzione della gente, il loro trasporto, è palpabile e la proiezione è talmente incredibile da non poter staccare gli occhi dallo schermo. L’atmosfera attorno alle magie di Harry è cupa e ancora più cupa è quella che arriva dal mare, dietro i finestroni romani dell’anfiteatro. Tutte le previsioni danno pioggia. Il film è stato in forse fino all’ultimo, ma alla fine c'erano troppe persone per rimandare. I tuoni del dolby surround si mescolano con quelli che frustano il mare là dietro, ed è impossibile distinguere dove finiscano gli uni e inizino gli altri. Lo scrosciare incessante della pioggia si avvicina verso riva, e dalla riva verso la strada di fronte all’ingresso. Alcune famiglie iniziano ad aprire gli ombrelli. I cofani  delle macchine parcheggiate iniziano a far risuonare il tamburellio sempre più fitto della pioggia mentre Voldemort digrigna i denti (pochi e cariati) per intimorire il piccolo Harry. Ma la pioggia non riesce a varcare lo spazio circolare, le mura dell’arena. Il cielo lampeggia e gli risponde la potente luce della lampada del proiettore che vomita fasci bianchi sullo schermo ben fissato alla struttura di ferro (che sembra non sentire il vento che nel frattempo s'è alzato).  L’atmosfera gotica del film sembra invadere lo spazio fuori dai limiti del telo e va a coinvolgere il cielo sopra Pola. Le sedie non sono comodissime, i bambini verso le 2.00 a.m. accusano i primi segni di stanchezza, qualcuno di tanto in tanto urla a vanvera per riattizzare il fuoco della tensione (che va via calando). Ma la suspance del film è amplificata dal dubbio: pioverà anche sopra di noi? La risposta è no, ed è un evento che ha del soprannaturale. Potteriano, direi. Il film finisce in un modo tra il grottesco e il ridicolo, e fa contenti tutti. Sono le 2.15. Il cielo sembra essersi definitivamente rasserenato e la luna brilla in uno strappo blu con alcune stelle a farle compagnia. Le macchina bagnate e le pozzanghere attorno ai tombini restano ad abbaiare alla luna mentre la notte dei tre proiezionisti è appena cominciata: smontano la pellicola, provano gli obiettivi e i film in digitale del giorno dopo. La loro notte sembra iniziare dove finisce la nostra di spettatori.

2) potrei scegliere una delle tante proiezioni della barz and hippo, stando dalla parte di chi organizza e che poi vede il film insieme al pubblico, ma per motivi di location forse sceglierei quella che si può vedere in questo video qui di seguito. Così, anche perché avendone fatto il video, da pigro qual sono, risparmio sulle parole da usare. Il film era Delitto sotto il sole, il luogo Forte dei Marmi, l'anno il 2010.

 

Sarebbe bello che Paolo, Paola e Davide raccontassero le loro proiezioni preferite, perché ne hanno molte più di me da ricordare. Alcune sono mitologiche già nei loro racconti: tipo Napoleon di Abel Gance su 3 schermi affiancati (come era stato pensato in origine) con l'orchestra dal vivo alle giornate del cinema muto di Pordenone (se non ricordo male), oppure le numerose proiezioni di Titanic con la gente che si ammassa per rivedere il film per la sesta volta. E così via.


3) luogo: Cinema San Carlo (oggi chiuso), Milano. Avevo esattamente tredici anni.
Decidiamo di portare le ragazzine che stiamo broccolando al cinema. Ovviamente lo stereotipo vuole che il maschio macho proponga un film horror, così da far aggrappare la compagna stretta stretta. Io non ho mai portato nessuna al cinema ancora, a dire il vero non è nemmeno molto che ho dato il primo bacio, e sarà la terza o quarta volta che vado al cinema in tutta la mia vita. Il ritardo era una parte essenziale del mio carattere, già da allora. Insomma vada per Scream. Era il 1996. In sala non c'è quasi nessuno. Dopo 15 minuti il mio socio sta limonando la spasimata come se non ci fosse un domani. Io dopo 15 minuti sono preso da una paura esistenziale che quello dietro di me sia un assassino, uno di quelli un po' pervertiti che vuole uccidere le sue vittime al cinema in contrappunto a ciò che avviene lo schermo. Ha un respiro pesante e sembra grugnire. Un po' sono preso da 'sto film un po' dalla paura dietro, e quindi non posso vincere entrambe le tensioni emotive e in più battere anche la mia timidezza. Esco stressatissimo. Il tipo dietro di me è un signore effettivamente strano, ed è da solo al cinema, il che è comunemente risaputo essere prova già di per sé di pervesione indubbia (chissà cosa pensarebbe l'IO di quell'età di uno come me oggi!). Ma non era un assassino, forse era solo seccato per la bruttezza del film e, all'uscita, se ne va camminando in Corso Vercelli. Il mio amico continua imperterrito a roteare lingue a mulino, la mia amica (e tale rimarrà) finge che le sia piaciuto il film e io non vedo l'ora di tornare a casa. Non è un ricordo felicissimo ma è divertente, visto ora, ad anni di distanza. Sono stato indeciso per il terzo posto tra questo e Twister, visto in un piccolo cinema di Erba con mio papà e mio zio: credo sia stato il primo film che io abbia visto con mio papà al cinema.

In tutti i casi (forse tranne il 2), si può facilmente notare che si tratta di film dello spessore artistico-culturale di un romanzo Harmony. Nella storia più recente (ho inziato molto tardi -questo conferma il mio essere in ritardo già provato dalla visione di Scream-) a vedere film più "belli", e posso citare (dopo cotante ciofeche devo tentar di alzare un po' il livello): Miracolo a Le Havre visto in apertura del Sarajevo Film Festival con davanti a me André Wilms (l'attore principale) e dietro Wim Wenders, Faust visto a Venezia in una sala Darsena totalmente gremita nonostante la rottura del condizionatore a metà film, The girl with the hatbox nella sala 8 del CinemaXX alla Berlinale di un anno fa, con un pianoforte ad accompagnare dal vivo (di Gabriel Thibeaudeau). In ultimo citerei: People mountain people sea (che potete vedere in cinese sottotitolato in cinese QUI: so che non vedete l'ora), film molto lento -ma anche affascinante- visto a Venezia con il regista in sala e la sala che prende inspiegabilmente fuoco (in senso letterale: c'è stato un incendio) e alcuni del pubblico che dicono "ooh finalmente succede qualcosa!"

FINALE: a celebrazione della visione condivisa ecco un breve corto dei fratelli Dardenne



2 commenti:

italo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
italo ha detto...

Poteva essere un anno tra il 1970 e il 1973, ad una proiezione pomeridiana con una decina di amici o assimilati, in un cinema di Milano di un film che non ricordo assolutamente ma che per il periodo storico poteva essere tipo Piccolo Grande uomo, Soldato blu o Lo chiamavano Trinità.
Durante la proiezione nel secondo tempo, si sente un po' di agitazione nei posti dietro di me e molte sommesse risate; mi giro e vedo alcuni amici inginocchiati tra la fila di poltrone che, con gli accendini accesi, cercano qualche cosa. "Cosa succede?" chiedo; mi dicono: "Andrea ha perso l'occhio!". In effetti Andrea aveva un occhio di vetro (che credo abbia ancora anche se non ci siamo più visti), ma non pensavo che si potesse perdere.
La maschera chiamata per fare luce con la pila, diceva di fare silenzio, di non prenderlo in giro e sembrava alterarsi. I miei amici lo chiamavano agitati dicendo ripetutamente: " vieni che Andrea ha perso l'occhio!", ma lui sembrava non volerci credere
Non posso dimenticare la sua espressione inorridita quando ha illuminato la faccia di Andrea che aveva un'orbita incavata e vuota; del resto anche la mia non doveva essere diversa dato che era la prima volta che la vedevo. Dopo un momento di smarrimento, la maschera si è messa a cercare per terra facendo luce e alla fine la sfera colorata mancante è stata recuperata qualche fila più avanti dopo che altri spettatori erano stati fatti alzare e restituita al proprietario.
All'accensione delle luci alla fine del film che era passato in secondo piano un po' per tutti gli spettatori della nostra zona, l'occhio era magicamente al suo posto e, seppure nell'atmosfera surreale che si era creata, il pomeriggio al cinema era stato uno dei più tragicamente divertenti.
Non so ancora adesso come si faccia a pulire un occhio di vetro e non voglio neanche sapere come aveva fatto Andrea a gestirlo così velocemente