martedì 23 aprile 2013

Un cinema che fa acqua da tutte le parti (nel senso buono) Roberta Tocchio e Valentina Franceschini




Avevo solo 11 anni quando uscì Titanic e sinceramente di Di Caprio non me ne poteva fregare di meno. Ma tutte le mie amiche erano pazze di lui e così a vedere il film ci andai anche io. Al cinema d'estate che facevano all'epoca in un cortile di Rho. Il film, c'è da ammetterlo, è ricco di pathos e dopo aver penato a lungo per Jack e Rose, finalmente i due si dichiarano tutto il loro amore. Ma poi arriva l'iceberg e la storia la conosciamo tutti. La nave inizia ad allagarsi piano piano e insieme ad essa... inizia a piovere, sempre più forte a mano a mano che le scene di allagamenti si susseguono: altro che cinema 3D!

Roberta Tocchio, blogger ricette culturali
Italia




La prima volta che sono andata al cinema da sola è stato per To Rome with love al cinema Giorgione, a Venezia. Volevo assolutamente vedere quel film, ma i miei amici erano tutti sotto esame e non riuscivo a schiodarli dalla biblioteca. Una sera mi sono convinta e sono entrata in sala. Faceva già caldo, e le finestre del cinema erano aperte. Fin dai trailer, dal campo accanto al cinema erano udibili distintamente le voci di alcuni bambini e di un gruppo di turisti americani che bevevano prosecco in un bacaro. Non ero affatto infastidita dai rumori che provenivano dall’esterno, anzi, trovavo che si integrassero perfettamente con il film. Mentre nella pellicola si susseguivano tutti i cliché degli italiani nella capitale, sotto la finestra della sala alcuni turisti stavano sperimentando una tipica esperienza del belpaese: vino, crostini col pomodoro, gondolieri cantanti.
Ero talmente immersa in una serie di pensieri pittoreschi sulla Serenissima da non rendermi conto che improvvisamente dal campo non proveniva più alcun rumore. 
Alla fine della proiezione ho sorriso come di rito agli altri spettatori (Venezia è sempre un paese), e sono uscita sognante dal cinema. Nel mio delirio romantico non mi ero resa conto che la laguna aveva invaso le calli e che ero immersa nell’acqua fino ai polpacci, ovviamente munita solo di un paio di ballerine. Ecco spiegato il silenzio fuori dalla sala. Venezia aveva reso unica quella proiezione, e probabilmente è stato il motivo per cui il film mi è piaciuto così tanto, al contrario dei miei amici. E chissà quei turisti americani quanto avranno trovato “so italian” i veneziani che, bestemmiando, erano corsi a barricarsi in casa.

Valentina Franceschini,
Italia



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